Si intitola "Parolacce" il singolo che segna il ritorno di Sergio Sylvestre, a più di un anno di distanza dall'album "Big Christmas". A dispetto del titolo un brano pulito e allegro, dall'atmosfera anni 50 e dai colori pastello come quelli del video che lo accompagna. "Ho cercato nuove sonorità e nuovi colori perché non esistono solo il bianco o il nero, neanche quando finisce una storia d'amore" dice lui a Tgcom24.
Il vincitore di "Amici" nel 2016 torna quindi dopo quasi un anno e mezzo di silenzio. E torna in una veste rinnovata rispetto a quella in cui eravamo abituati a vederlo. Una reazione a un momento difficile attraversato sul piano personale e dal quale si è fortunatamente tirato fuori. "Dopo l'esperienza di Sanremo e di "Big Christmas" la mancanza di mio padre mi stava davvero logorando - racconta -. Mi sono messo in un angolo e mi sono chiuso in me stesso. Stavo andando davvero fuori strada. Per fortuna in quel momento l'affetto delle persone che mi stanno vicino e dei fan, sono riuscito a riprendermi".
Come è arrivata l'occasione di questo nuovo singolo?
Mi ha chiamato Ketra dicendo di avere un pezzo per me. Inizialmente sono rimasto un po' sorpreso poi mi sono buttato a capofitto. Il brano è prodotto da Zef e scritto anche da Mahmood. Lavorare in studio con loro è stato fantastico, senza dubbio la cosa più bella dell'ultimo periodo. Dopo la malinconia che permeava le canzoni di Natale, è stato bello fare una cosa allegra e con un gustò retro, noi diciamo "old but gold".
Mamhood ti ha aiutato in qualche modo?
Lui è molto bravo. Nel pezzo c'è una parte in falsetto, un registro che io ho sempre cercato di evitare perché non è il mio forte. Lui invece mi ha incoraggiato molto dicendomi che ho un falsetto bellissimo.
Con questa esperienza hai scoperto un nuovo lato di te?
Ho avuto bisogno di questo cambiamento, avevo bisogno di dire basta con il bianco e nero, mi servivano colori, anche accesi. D'altro canto l'amore che mi danno i ragazzi che mi seguono è da sempre molto colorato. Nel video è venuta fuori molto bene questa idea che avevo di colore. Ho giocato anche con il mio passato. Ci sono sequenze dove sono in tenuta da football americano, per rievocare il mio passato da giocatore. E le magliette che indosso hanno tutte dei numeri simbolici per me: il 77 era il mio numero quando giocavo, 21 sono gli anni che avevo quando sono arrivato in Italia, mentre 95 è la mia data di nascita nonché il mio numero fortunato.
La leggerezza nella musica ti ha aiutato anche nella vita di tutti i giorni?
Sì, mi ha fatto decisamente bene. Avevo voglia di cambiamento, anche a costo di rischiare qualcosa. Quando ho lanciato la copertina e il titolo del singolo mi hanno scritto in tanti preoccupati: "Ma no, le parolacce no! Cosa fai?". E questo mi ha messo un po' di paura. Ma poi quando hanno sentito la canzone sono stati tutti molto contenti perché è un brano pulito e adatto a tutti, dai 7 ai 77 anni.
Dopo "Parolacce" cosa hai in programma?
Per questa estate porterò in giro questa canzone poi penserò all'album. E' il mio obiettivo e ci sto lavorando da un po' ma voglio fare un passo in una direzione che la gente non si aspetta. E poi devo sentire una cosa per farla mia, deve essere la canzone giusta, anche in linea con quello che è il mio stato d'animo del momento.