"Non siamo arrivati alla conclusione che il presidente Trump abbia commesso un reato" rispetto all'accusa di intralcio alla giustizia durante le indagini sul Russiagate, ma "se avessimo avuto la certezza che il presidente non avesse chiaramente commesso un crimine, lo avremmo detto". Lo ha affermato il procuratore speciale, Robert Mueller, che ha indagato sulle ingerenze russe nelle presidenziali e sui presunti legami tra Mosca e lo staff di Trump.
Comunque, ha sottolineato il procuratore, "accusare formalmente un presidente è anticostituzionale... sarebbe stato ingiusto accusare potenzialmente qualcuno di un crimine, quando non ci può essere un processo". Dopo la sua dichiarazione, Mueller non ha accettato domande ma ha annunciato di aver rassegnato le dimissioni dal dipartimento di Giustizia.
Nel suo rapporto di oltre 400 pagine, Mueller ha scritto di non aver trovato prove di una cospirazione dello staff di Trump con il governo russo, ma ha specificato di non essere arrivato a una conclusione sulla possibilità che il presidente abbia ostacolato le indagini.
Sulla possibilità che testimoni in Congresso, dove sono in corso delle ulteriori indagini, Mueller ha detto: "Nessuno mi ha detto se io possa o debba testimoniare o parlare di nuovo. Il rapporto è la mia testimonianza. Non credo sia appropriato per me parlare ancora delle indagini".
Mueller ha poi aggiunto che, mentre le linee guida del dipartimento di Giustizia proibiscono di perseguire per un reato un presidente in carica, la Costituzione fornisce un'altra opzione, facendo riferimento alla possibilità per il Congresso di mettere in stato d'accusa il presidente (impeachment).
Durante la sua breve dichiarazione, Mueller ha poi ribadito che la Russia ha sistematicamente cercato di interferire nelle elezioni del 2016.
Immediato il commento di Trump. "Niente cambia dal rapporto Mueller. Ci sono state prove insufficienti e perciò, nel nostro Paese, una persona è innocente. Il caso è chiuso! Grazie", ha twittato.