storie di moda

Skill Officine. L’alta sartoria streetwear è genderless

Ilario Meuli propone una moda comoda e sofisticata da indossare in assoluta libertà…senza etichette!

di Elena Misericordia

© ufficio-stampa

Ilario Meuli, pugliese, classe 1985, è il direttore creativo del brand Skill Officine. Ampi volumi, taglio sartoriale, anima streetwear sono i codici stilistici che caratterizzano questa nuova idea di lusso accessibile, in cui i canoni sartoriali del Made in Italy incontrano lo spirito cosmopolita.

Collezioni unisex, basate su un unico campionario, che si rivolge indistintamente al pubblico maschile e femminile. Tessuti fluidi e linee geometriche, palette neutra, contrasti di texture e nuance per capi di abbigliamento senza alcuna etichetta di genere, in cui la sola chiave di lettura è la libertà di espressione di chi li indossa.
 
Chi è Ilario Meuli? Quali sono le tue origini e qual è stato il tuo percorso di formazione? 
Sono un ragazzo di 34 anni che non riesce guardare una cosa qualsiasi senza immaginarla trasformata o modificata, un customizzatore innato ed involontario, istintivo e sognatore. Nel mio curriculum, un liceo classico che consiglierei a tutti di frequentare, una quasi laurea in moda e costume in una facoltà che presto mi sono reso conto andarmi stretta, tanti anni fuori casa e la libertà assoluta di poter creare tutto ciò che volevo, concessami dai miei genitori fin dalla tenera età.
 
La passione per la moda da dove deriva?
Dopo un breve percorso come modello, d’improvviso ho capito di voler stare dall’altra parte. Concepisco i capi di abbigliamento come una cosa su cui poter intervenire, trasformandola secondo la mia visione personale. Non so ancora se sono diventato un designer, preferisco definirmi un creativo eterogeneo. In generale non amo le etichette, trovo che siano limitanti.
 
Quando e com’è nata Skill Officine? Come mai hai scelto di non utilizzare il tuo nome per firmare le tue collezioni?
Skill Officine è nata nel 2014 con una finalità precisa: realizzare un pantalone comodo come una tuta, che non avesse però quel percepito, ma piuttosto quello di un capo sofisticato...Poi ho scoperto le giacche e la sartoria e mi si è aperto un nuovo orizzonte. Una delle traduzioni possibili del mio brand è “officina delle abilità creative”.  Ho pensato che fosse meglio racchiudere in questa espressione quello che sono e che faccio, piuttosto che utilizzare il mio nome, visto che non ero e non sono nessuno.
 
Perché hai deciso di realizzare proprio una linea genderless?
Il genderless è stata un’evoluzione successiva, che rispondeva sempre allo stesso principio di fondo: creare “qualcosa” che potesse avere più valenze. Dal primo pantalone sino alle collezioni che sono arrivate dopo, mi sono sempre chiesto perché non si potesse proporre ad un uomo e ad una donna la stessa soluzione.
 
L’ispirazione da dove arriva?
Oltre ai grandi stilisti, quello che mi ispira è l’arredamento. Un mondo in cui tutto è concesso, nel quale ci si può permettere di mixare componenti provenienti da realtà e stili opposti secondo canoni di accostamento assolutamente soggettivi, dove non esiste distinzione tra un elemento da uomo e una da donna. Mi piace l’idea di poter riprodurre, in assoluta libertà, questi concetti nelle mie collezioni.

© ufficio-stampa

A quale pubblico ti rivolgi?
Anche questa per me è un’etichetta! Una collezione genderless, non form, strutturata ma allo stesso tempo destrutturata, non può avere un target di riferimento. Probabilmente il pubblico che mi segue maggiormente è compreso in una fascia di età tra i 20 e i 40 anni, ma amo pensare che la mia moda possa essere per tutti.
 
Chi è Ilario nella vita privata? Interessi e passioni nel tempo libero?
Sono innanzitutto un marito ed un papà, anche se purtroppo mai troppo presente, una persona pratica, testarda, puntigliosa, instancabile e sorridente. Un acceso sostenitore del co-working e dello scambio di idee, un appassionato di pallavolo, di design, di tatuaggi e di customizzazioni di tutto ciò che può essere trasformato, soprattutto di biciclette d’epoca…colgo infatti l’occasione per annunciare in anteprima la nascita di un nuovissimo progetto, la Skill Officine Cycle Cafe Racer.
 
Cosa sogni per il tuo futuro? E per quello del tuo brand?
Bella domanda! Sogno la diffusione su tutto il territorio nazionale di negozi monomarca, in quanto li considero più “liberi” dalle scelte commerciali d’acquisto. Sogno collezioni che possano arrivare a colpire l’interesse dei buyer mondiali, in modo da poter esportare le mie idee oltre i confini. E poi c’è il sogno quello vero, quello personale…vorrei che una grande e storica casa di moda mi affidasse il compito di interpretare secondo la mia chiave di lettura una delle sue collezioni…sogno in grande, insomma! Ma questo mi viene facile. Come dicevo prima, sono un sognatore nel DNA…se così son fosse, avrei scelto di fare il dipendente a salario fisso!