La richiesta dei pm

Studente americano annegato nel Tevere, chiesto l'ergastolo per il clochard che lo spinse

Svolta nel processo sulla morte del diciannovenne gettato nel fiume dopo una litigata con alcuni senzatetto. Secondo la Procura è omicidio volontario

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La Procura di Roma ha chiesto l'ergastolo per Massimo Galioto, il clochard accusato di aver ucciso uno studente americano facendolo annegare nel Tevere. Secondo le ricostruzioni dell'accusa il senzatetto, dopo una litigata furiosa con il diciannovenne ubriaco, avrebbe dato due calci al ragazzo, spingendolo nel fiume con l'intenzione di ucciderlo. Galioto, sin dall'inizio del processo, ha sempre respinto le accuse.

Il fatto - Il corpo senza vita del ragazzo è rimasto nelle acque del Tevere per due giorni, prima del ritrovamento da parte delle forze dell'ordine. Le indagini individuarono presto il colpevole grazie a un filmato di sorveglianza: il 30 giugno 2016 il giovane studente dell'università John Cabot era ubriaco, si trovava su una banchina vicino all'Isola Tiberina e stava litigando con un gruppo di senzatetto che a suo avviso gli avevano rubato il portafogli. Dalle parole sono seguiti i fatti: un uomo si è alzato da terra e ha colpito il ragazzo, facendolo cadere nel fiume in cui è annegato. Nessuno ha chiamato i soccorsi.

La Procura all'epoca delle indagini chiese l'arresto di Galioto con l'accusa di omicidio volontario, sostenuta anche dalla testimonianza dall'ex ragazza, che confermò alle autorità la colpa dell'uomo. Poche settimane dopo l'arresto, l'accusa ci ripensò: l'indagato non aveva intenzione di uccidere il ragazzo, quindi si trattava di omicidio preterintenzionale. E, in attesa di nuovi sviluppi processuali, il senzatetto fu scarcerato.

Galioto: "Sono innocente" - Il clochard ha sempre negato le accuse, anzi, ha sempre sostenuto che la vera colpevole dell'omicidio era la sua ex ragazza. L'avvocato difensore, Michele Vincelli, ha spiegato che "nel video si vede chiaramente che è un altro soggetto a spingere il ragazzo, il vero colpevole emerge dall'ombra e la figura non è riconducibile al mio assistito".