Alessandro Sandrini, il 33enne bresciano rapito al confine tra Siria e Turchia nel 2016, è stato liberato a Idlib dal "governo di salvezza", un gruppo antigovernativo siriano. Lo annunciano le stesse forze pubblicando le foto di Sandrini sui social e affermando che era nelle mani di una banda criminale. "Non ho mai perso la speranza di tornare libero", racconta al pm Sandrini. Il padre conferma: "Mio figlio è libero, l'incubo è finito".
"Sono stato tratto abbastanza bene, mai minacciato di morte: mi ha salvato l'attività fisica che riuscivo a fare e la disciplina che mi sono dato", ha affermato il bresciano al pm di Roma Sergio Colaiocco, titolare dell'indagine avviata a piazzale Clodio per sequestro di persona con finalità di terrorismo.
Milizie: "Sandrini liberato dopo negoziato con rapitori" - La liberazione di Sandrini è stata resa possibile grazie a un negoziato tra i miliziani della galassia jihadista, che rivendicano il merito della liberazione, e una "banda di criminali" della zona di Idlib, fuori dal controllo governativo. Lo riferisce in un comunicato il sedicente ministero dell'Interno del governo di salvezza nazionale, il colonnello Ali Kedde, braccio politico di Hayat Tahrir Sham, la più influente milizia jihadista di Idlib e dintorni. Nel comunicato non si fa riferimento al pagamento di un eventuale riscatto. E si afferma che Sandrini è stato consegnato al "governo del suo Paese" senza menzione di un eventuale ruolo turco nella vicenda.
Sandrini liberato da un'ala locale della galassia di Al Qaeda - Sandrini è stato liberato dall'ala siriana della galassia di al Qaida. L'annuncio è arrivato tramite un comunicato del governo di salvezza nazionale, il braccio politico del gruppo nella regione di Idlib e dei suoi dintorni. La Turchia, che ha forte influenza nell'area, ha rapporti diretti con il Governo di salvezza nazionale.
Il rapimento nel 2016 - Del rapimento di Sandrini si apprese solo un anno dopo la scomparsa, nel dicembre 2017. Il bresciano era in viaggio in Turchia. Poi, dopo quattro telefonate alla madre avvenute nel corso di diversi mesi, nel luglio 2018, il drammatico video nel quale il 32enne con indosso una tuta arancione sotto la minaccia di due uomini armati di Ak-47. "Chiedo all'Italia di aiutarmi, di chiudere questa situazione in tempi rapidi. Due anni che sono in carcere, non ce la faccio più. Mi hanno detto che sono stufi, che mi uccideranno se la cosa non si risolve in tempi brevi. Non vedo futuro, non so cosa pensare", diceva tra l'altro. Sandrini manca da casa dal 3 ottobre 2016, quando salì su un volo che da Orio al Serio, via Istanbul, lo portò ad Adana, cittadina turca a 180 chilometri da Aleppo. "Vado per una vacanza", disse alla famiglia.
Il padre: "Tutto vero, incubo finito" - "Confermo, mio figlio è libero e si trova ancora in Siria ma nelle mani dei nostri carabinieri". Lo afferma Gianfranco, il padre di Alessandro Sandrini. "Sono felicissimo - spiega -. E' la fine di un incubo. Adesso sto andando a Roma, spero di potergli parlare al telefono".
Conte: "Sandrini liberato con azione sinergica" - "Il connazionale Alessandro Sandrini è stato liberato al termine di un'articolata attività condotta, in territorio estero, in maniera coordinata e sinergica dall'intelligence italiana, dalla polizia giudiziaria e dall'unità di crisi del Mae". Lo afferma il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in una nota.
#Syria #Italy HTS-affiliated Salvation Government announced it freed Italian hostage Alessandro Sandrini who's been missing since Oct2016, statement said Sandrini was kidnapped by "a criminal gang specialized in kidnappings"and freed after negotiations pic.twitter.com/2eczsESezQ
— Suhail AlGhazi (@putintintin1) 22 maggio 2019
Sarà ascoltato dalla Procura di Roma - Alessandro Sandrini sarà ascoltato dai pm della Procura di Roma dopo il rientro in Italia Sulla vicenda la Procura capitolina aveva aperto un fascicolo per sequestro di persona con finalità di terrorismo.
Su Sandrini pende ordinanza di custodia cautelare - Su Sandrini pende un'ordinanza di custodia cautelare. Per lui era stato disposto il carcere, ma la misura ora dovrebbe essere quella degli arresti domiciliari. Nell'ultimo anno il suo nome è comparso due volte tra gli imputati in tribunale a Brescia. In un processo per rapina e ricettazione per aver tentato di vendere a cinesi dei tablet rubati da un fast food a Desenzano del Garda e per una rapina che avrebbe messo a segno prima dell'ottobre 2016.