E' già un successo la BienNoLo 2019, con 3mila presenze nei primi tre giorni. La Biennale d'arte contemporanea di NoLo, il distretto multietnico della creatività a Milano, è stata inaugurata il 17 maggio negli spazi dell'ex laboratorio "Panettoni Giovanni Cova". Non a caso il titolo della prima edizione, che si terrà fino al 26 maggio, è #eptacaidecafobia. Parola di origine greca che sembra uno scioglilingua dal suono misterico e inquietante, che indica la paura del numero 17.
© ufficio-stampa|Stand Up di Matteo Pizzolante è una trasformazione scultorea della climacofobia, la paura delle scale, che caratterizzava le scene di Vertigo di Alfred Hitchcock (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Città ideale di Massimo Uberti ci racconta del desiderio dello spazio urbano immaginario, attraverso un’installazione di 200 candele quotidianamente accese (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Le quattro sculture in vetro di Massimo Kaufmann riproducono alcuni frammenti del corpo sezionato di un condannato capitale, utilizzati per costruire un atlante anatomico online (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|All’ex spazio Cova nascono, crescono e si colorano non solo le muffe ma anche le opere, ricordandoci che l’arte spesso ci racconta di visioni e non per forza di materia, come nell'intervento di Mario Airò che creerà una relazione fra una vecchia tabella educativa aziendale e i muri che la ospitano (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Parole reticenti quelle dell’opera di Margherita Morgantin nascoste alla vista di chi non sa cercare (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Attraverso la metamorfosi di alcune carene di scooter Marco Ceroni crea sculture in bilico tra demoniaco e animale, innescando così un cortocircuito continuo tra reale e verosimile, tra quotidiano e perturbante (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Nell’ipercinetica epoca contemporanea, la 26enne Luisa Turuani ci pone difronte alla paura della lentezza (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|V for Victory di Loredana Longo parte dall’idea di mettere insieme immagini o elementi in netta antitesi: gli estremi possono sempre incontrarsi e dare un senso nuovo alle immagini precostituite (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa| Nel dittico di Iva Lulashi viene mixata l’iconografia erotica e quella di regime attraverso l’immagine di alcune donne seminude, in riferimento anche alla questione dell’omofobia (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Italo Zuffi, con l’opera Rarefatto, ci pone di fronte a una natura morta "mimetica" in cui materiale e soggetto riscrivono la relazione tra significante e significato (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|"Resurrezione" allude alla vita eterna che le immagini avranno su internet. Un lungo filo spinato nel quale sono inseriti boccioli di rosa rende meno respingente la paura del confine nell’opera di Giuseppina Giordano (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|"Tramonto in cattività" di Francesco Bertelé si rivelerà solo per mezz'ora al giorno nel passaggio tra il calare del sole e l’arrivo della sera (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|"Cartografia dell'Orizzonte" di Francesca Marconi indaga lo spazio del Border Scape (del confine mano/geografico) mettendo in dialogo territorio e persone, ricordandoci l’attraversamento come incontro (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Federica Perazzoli costruisce un’opera (casa-autoritratto) dal titolo "All I need": un ambiente domestico dove lo spettatore potrà accedere ma anche un involucro contenente il "minimo" contro la bulimia della vita contemporanea (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Nell'opera di Elizabeth Aro tutti i continenti hanno perso la loro collocazione e convergono irrimediabilmente, vorticosamente verso sud, come a sottolineare la perdita dei punti di riferimento (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Attraverso la disposizione forzata in verticale di una parete di cactus, Carlo Dell’Acqua ci pone di fronte al concetto di resistenza al trauma, che se non affrontato diventa stato allucinatorio (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Bea Viinamaki, con un atto performativo, riflette su creazione, nascita e identità attraverso il simbolo del sangue (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Alfredo Rapetti Mogol trasforma il seminterrato di ex spazio Cova in uno spazio al limite tra sacro e profano (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|L’ipocondria è il tema scelto da Alessandro Simonini, che attraverso una vecchia scatola del primo soccorso resa specchiante, ci costringe di fronte al nostro ritratto, alla nostra stessa paura della fine (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Tutti conoscono il peso delle parole, soprattutto quando vengono scritte, ma non tutti ne conoscono la forma o ne ricercano la struttura: Alessandro Nassiri Tabibzadeh incide a mano su un vecchio specchio una frase che ci parla di razzismo, parole invisibili che si riflettono in chi si specchia (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Adrian Paci pone lo spettatore in condizione di contemplare la vegetazione spontanea dell’ex spazio Cova in quello che possiamo considerare un unico invisibile abbraccio fra uomo e natura (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Di confini e attraversamenti, di sradicamento e cronache ci parla Riccardo Gusmaroli, con un intervento realizzato per gli spazi esterni dell’ex spazio Cova, attraverso l’uso di coperte termiche e cerotti (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Stand Up di Matteo Pizzolante è una trasformazione scultorea della climacofobia, la paura delle scale, che caratterizzava le scene di Vertigo di Alfred Hitchcock (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Città ideale di Massimo Uberti ci racconta del desiderio dello spazio urbano immaginario, attraverso un’installazione di 200 candele quotidianamente accese (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Le quattro sculture in vetro di Massimo Kaufmann riproducono alcuni frammenti del corpo sezionato di un condannato capitale, utilizzati per costruire un atlante anatomico online (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|All’ex spazio Cova nascono, crescono e si colorano non solo le muffe ma anche le opere, ricordandoci che l’arte spesso ci racconta di visioni e non per forza di materia, come nell'intervento di Mario Airò che creerà una relazione fra una vecchia tabella educativa aziendale e i muri che la ospitano (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Parole reticenti quelle dell’opera di Margherita Morgantin nascoste alla vista di chi non sa cercare (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Attraverso la metamorfosi di alcune carene di scooter Marco Ceroni crea sculture in bilico tra demoniaco e animale, innescando così un cortocircuito continuo tra reale e verosimile, tra quotidiano e perturbante (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Nell’ipercinetica epoca contemporanea, la 26enne Luisa Turuani ci pone difronte alla paura della lentezza (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|V for Victory di Loredana Longo parte dall’idea di mettere insieme immagini o elementi in netta antitesi: gli estremi possono sempre incontrarsi e dare un senso nuovo alle immagini precostituite (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa| Nel dittico di Iva Lulashi viene mixata l’iconografia erotica e quella di regime attraverso l’immagine di alcune donne seminude, in riferimento anche alla questione dell’omofobia (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Italo Zuffi, con l’opera Rarefatto, ci pone di fronte a una natura morta "mimetica" in cui materiale e soggetto riscrivono la relazione tra significante e significato (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|"Resurrezione" allude alla vita eterna che le immagini avranno su internet. Un lungo filo spinato nel quale sono inseriti boccioli di rosa rende meno respingente la paura del confine nell’opera di Giuseppina Giordano (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|"Tramonto in cattività" di Francesco Bertelé si rivelerà solo per mezz'ora al giorno nel passaggio tra il calare del sole e l’arrivo della sera (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|"Cartografia dell'Orizzonte" di Francesca Marconi indaga lo spazio del Border Scape (del confine mano/geografico) mettendo in dialogo territorio e persone, ricordandoci l’attraversamento come incontro (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Federica Perazzoli costruisce un’opera (casa-autoritratto) dal titolo "All I need": un ambiente domestico dove lo spettatore potrà accedere ma anche un involucro contenente il "minimo" contro la bulimia della vita contemporanea (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|L’ipocondria è il tema scelto da Alessandro Simonini, che attraverso una vecchia scatola del primo soccorso resa specchiante, ci costringe di fronte al nostro ritratto, alla nostra stessa paura della fine (Ph: F. Stipari)
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© ufficio-stampa|Tutti conoscono il peso delle parole, soprattutto quando vengono scritte, ma non tutti ne conoscono la forma o ne ricercano la struttura: Alessandro Nassiri Tabibzadeh incide a mano su un vecchio specchio una frase che ci parla di razzismo, parole invisibili che si riflettono in chi si specchia (Ph: F. Stipari)
© ufficio-stampa|Adrian Paci pone lo spettatore in condizione di contemplare la vegetazione spontanea dell’ex spazio Cova in quello che possiamo considerare un unico invisibile abbraccio fra uomo e natura (Ph: F. Stipari)
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Sono 37 gli artisti invitati per la prima Biennale d'arte contemporanea di NoLo, italiani e internazionali, tutti legati in qualche modo a Milano. E sono ben 30 i volontari impegnati. "La manifestazione - sottolinea una delle curatrici, Rossana Ciocca di ArtCityLab, a Tgcom24 - si svolge interamente senza eletriccità, fruendo solo della luce naturale. Come nella Land Art, le opere della BienNoLo vivranno illuminate dal giorno, oscurate dalla notte, per essere parte integrante del luogo e riflesso dell'umanità da cui nasce la loro poetica". Gli altri organizzatori sono Gianni Romano (ArtCityLab), Matteo Bergamini e l'ideatore Carlo Vanoni.
"Come location è stato scelto un luogo dismesso in periferia", aggiunge Rossana Ciocca. L'ex panettonificio Cova può essere descritto come quello che Gilles Clément ci indica come Terzo Paesaggio, un luogo abbandonato dall'uomo, un'area ex industriale dismessa in cui crescono rovi e sterpaglie. In una superficie di 1.800 metri quadrati si snodano opere transitorie in luoghi transitori, lavori effimeri nella loro essenza e nella materia che li compone e che si inseriscono in uno spazio espositivo che ne diventa elemento strutturale, opere che non potrebbero esistere altrimenti, in altro tempo, in altro luogo, in altra dimensione. Il concetto di transitorietà e di passaggio da un luogo all'altro è del resto uno dei temi che gli artisti della contemporaneità hanno maggiormente affrontato in questi anni.
Estremamente rappresentativa, racconta Rossanna Ciocca, è l'opera di Adrian Paci. "Il silenzio delle piante" pone lo spettatore nella condizione di ascoltare, contemplare o semplicemente guardare questo angolo di verde incolto. Una struttura in ferro dalla forma orbitale, di circa otto metri di lunghezza circonda una gigantesca pianta di "Buddleja davidii", detta anche “albero delle farfalle”. Ai due poli di fronte alla pianta due sedute, per gli spettatori che avranno voglia, tempo e pazienza di ascoltare il silenzio della vita.
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Oltre alla mostra "ufficiale", c'è anche un programma off BienNoLo intitolato "Habitat", ricchissimo di eventi. Al Tranvai, ad esempio, si è tenuto l'appuntamento con la Scuola di Santa Rosa (progetto ideato da Francesco Lauretta e Luigi Presicce). I due artisti hanno portato a Milano una pratica che hanno inaugurato nel 2017: trovarsi, insieme a pubblico, amici, studenti e curiosi per disegnare insieme, raccontarsi la vita, in un'esperienza apparentemente "fuori tempo" che corrisponde invece alla gioia della spontaneità e di una ritrovata condivisione.
Trattandosi di una manifestazione a carattere biennale, negli anni in cui non avrà luogo l'appuntamento d'arte si terrà il "Premio BienNoLo", un concorso per artisti emergenti e affermati, selezionati da una giuria di esperti che verrà nominata nei prossimi mesi, volto alla produzione di un'opera ideata per il quartiere, dando così vita a una commissione locale di arte pubblica che manterrà saldi i rapporti tra i promotori e la comunità.