L'Assemblea regionale dell'Umbria ha respinto le dimissioni della presidente Catiuscia Marini, del Pd, presentate dopo l'indagine sui concorsi all'ospedale di Perugia. E' stata infatti approvata, con 11 voti favorevoli (compreso il suo), la mozione che chiedeva di recedere dal suo atto. La mossa però non è piaciuta ai vertici del Pd: "Ora Marini confermi le dimissioni, come lei stessa aveva lasciato capire".
"Incassato l'attestato di stima della maggioranza che desiderava - spiega il Pd - Marini ora deve dare seguito a quanto promesso e lasciare". Una ipotesi possibile visto che la governatrice stessa in aula ha precisato che "non si sta in paradiso a dispetto dei santi", lasciando prefigurare dunque la fine anticipata della legislatura. Katia Polidori (FI) parla di "indecenza politica: l'Umbria è ostaggio delle liti e del disorientamento del Pd. Questa regione merita di più".
In base allo Statuto umbro, la presidente ha ora 15 giorni per decidere se ritirare o confermare le dimissioni, una decisione - ha annunciato la governatrice - che arriverà "in tempi brevi".
Il braccio di ferro politico è tra il Pd in Regione e i vertici nazionali, compreso il commissario umbro Walter Verini. Con i primi, ad eccezione del consigliere Giacomo Leonelli, che hanno chiesto alla Marini di ritirare le dimissioni con una mozione approvata comunque a maggioranza assoluta (necessaria) grazie al voto anche della stessa presidente, e i secondi favorevoli a un passo indietro. Nell'intervento dopo il voto Marini ha rivendicato la sua "piena autonomia". "Anche in una situazione così difficile e delicata - ha detto - un presidente di Regione non può essere sottoposto ad alcun tipo di ricatto Né da parte della società, né da forze politiche, né dalla propria comunità politica di appartenenza. Deve avere tutta l'autonomia e la serenità di fare una valutazione di natura esclusivamente politica".
Nell'intervento della presidente non sono mancate stoccate al Partito democratico (per una casualità domenica sarà in Umbria il segretario Nicola Zingaretti per alcune iniziative elettorali). "Se mi dovessi attenere al codice etico del Pd - ha detto - dovrei attendere mesi di legislatura...". "Mi sono interrogata su una sorta di accanimento terapeutico - ha affermato in un altro passaggio - che viene esercitato quando il presidente di Regione è una donna e non con la stessa forza e virulenza quando è un uomo...".
Marini ha quindi affrontato il tema della chiusura della legislatura. "Non c'è un game over - ha rivendicato - che nasce dal farsi da parte del presidente della Regione. Lo dico soprattutto al Pd. Ma dall'altro lato non si sta in Paradiso a dispetto dei santi, ed è logico si discuta in quest'aula che sia una legislatura di chiusura anticipata". "La decisione di una carica eletta direttamente - ha quindi ribadito - non può che essere assunta in autonomia, non può essere condizionata o accerchiata, magari da dichiarazioni che di ora in ora crescevano".
Alla fine, dopo una giornata convulsa, la presidente della Regione ha avuto un malore ed è stata sottoposta ad accertamenti in ospedale.