LAVORO SOLISTA

Tony Hadley: "Con gli Spandau Ballet non parlo più, ora meglio rivolgersi alla luna"

Il cantante pubblica "Talking To The Moon", nuovo lavoro solista dopo l'abbandono del gruppo storico. Tgcom24 ne ha parlato con lui

di Massimo Longoni

© ufficio-stampa

La vita può ricominciare a 58 anni. E' quello che ha fatto Tony Hadley, dopo aver chiuso (definitivamente) il rapporto con gli Spandau Ballet con i quali si era riunito nel 2009. Il cantante ha così riallacciato i nodi della sua carriera solista e pubblica ora "Talking To The Moon". "E' triste che con la band sia finita in questo modo - dice a Tgcom24 -. Ma adesso sono felice. Ho realizzato l'album che volevo, evocativo e moderno".

Non è certo la prima volta che Hadley cammina sulle proprie gambe. Il primo lavoro solista, "The State of Play", risale al 1992. Il suo è stato però un percorso a singhiozzo, con lunghi intervalli tra un lavoro e l'altro. Dopo "Passing Strangers" (2006), un doppio di classici swing, la carriera solista è stata messa in stand by per la reunion con gli Spandau, arrivata dopo anni di battaglie legali e coltellate a distanza. Sembrava che la maturità avesse portato consiglio e tutti i vecchi rancori si fossero appianati e invece due anni fa tutto è deflagrato.

E così Tony ha ripreso in mano la sua carriera lasciandosi alle spalle la storia del gruppo (che quest'anno avrebbe compiuto 40 anni) e soprattutto Gary Kemp, con il quale i rapporti sono davvero ai ferri corti. Per "Talking To The Moon" si è messo in gioco anche come autore, collaborando con varie personalità, da Toby Gad (autore tra gli altri di "All Of Me" di John Legend e "If I Were A Boy" di Beyoncé) e Peter Cox e Richard Drummie dei Go West. "E’ stato un lavoro che mi ha richiesto un lungo lavoro per essere realizzato. Ho iniziato a pensarci intorno al 2009, quando ci siamo riuniti con gli Spandau. La cosa che più mi premeva era fare le cose bene, non avevo fretta di pubblicare qualcosa ad ogni costo. Abbiamo scritto molte canzoni, tante sono state scartate. Nella mia testa c’era un sound ben preciso. Volevo che venisse fuori qualcosa di evocativo e corale ma anche moderno. E così mi sono preso tutto il tempo necessario".

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Come hai scelto i collaboratori?
Per me la priorità sono state le canzoni. Volevo che non fossero tutte la stessa cosa ma che ci fossero diverse atmosfere, si respirasse la diversità anche da un pezzo all’altro.

In cosa è diverso il Tony di oggi rispetto a quello della prima fase solista?
Ho avuto in dono la capacità di capire in modo più chiaro cosa volevo. In parte questo è dovuto all’album di cover. Ho sempre amato lo swing ma non volevo fare il classico “Come fly with Me” o “Fly Me To The Moon”. Volevo fare un album swing ma un po’ diverso dal solito. Avevo voglia di essere anche contemporaneo per questo mi sono messo a sentire un sacco di musica nuova, cercare di capire le nuove tecniche di produzione e di scrittura. In modo da arrivare ad avere un album del quale essere orgoglioso al 100%.

Qual è la cosa che più ami del lavoro da solista?
Credo che far parte di un gruppo sia fantastico, prendi per esempio gli Spandau. Oddio, magari non è sempre stato fantastico ma… ci siamo capiti. E' bello il senso di cameratismo che si crea ma allo stesso tempo devi accettare tutta una serie di compromessi. Gli Spandau non avrebbero mai potuto fare un disco come “Talking To The Moon”. Le ultime cose che avevamo fatto, scritte da Gary Kemp, come per esempio “Steal” o “This Is The Love”, erano pezzi veramente tradizionali, standard. Io invece avevo voglia di fare qualcosa di completamente diverso. Con i ragazzi della mia band non abbiamo avuto timore di provare soluzioni diverse quando qualcosa non ci convinceva. Io credo che sia sempre necessario ascoltare gli altri. Il bello di essere un solista è che posso scegliere con quali musicisti lavorare, siano violoncellisti o programmatori.

Cosa ti manca invece dell’essere in una band?
Se devo essere davvero onesto… io sono in una band. La Tony Hadley Band è insieme da tanto tempo. Siamo tutti amici e lo sono anche i nostri figli. Ovviamente le responsabilità e le decisioni ultime sono le mie, ma alle mie spalle c’è un gruppo davvero solido. Siamo tutti amici, mi piace andare in giro con loro, fare festa e salire sul palco a fare musica. E quindi non mi manca nulla del passato, dell’essere negli Spandau.

Mi pare di capire che sulla storia con gli Spandau tu abbia messo una pietra sopra…
Sì, è triste ma è così. E’ andata a finire così e i ragazzi degli Spands e il loro manager, Steve Dagger, sanno il perché. Io non ho mai detto pubblicamente i motivi della nostra rottura, credo tocchi a loro spiegarli al pubblico e ai fan. Hanno fatto delle cose che mi hanno ferito e ferito gente attorno a me. Cose non belle che non ti aspetti da quelli che dovrebbero essere tuoi amici. Per queste ragioni non potevo più andare avanti. Adesso sono felice, sono felice per quello che sto facendo, promuovendo un disco di cui sono orgoglio con gente con cui mi diverso. A 58 anni non ho più bisogno di lavorare con persone con cui non ho il piacere di farlo.

IL TOUR
Con Tonight Belongs To Us”, il tour che inizierà in estate e toccherà diverse piazze italiane, per poi proseguire in autunno nei teatri italiani. Queste le prime date italiane confermate:
22 giugno 2019 - SOGLIANO AL RUBICONE (FC) piazza Matteotti ore 21.15
23 giugno 2019 - GRUGLIASCO (TO) GruVillage ore 22.00
24 giugno 2019 - PADOVA (PD) Cittadella
25 giugno 2019 - GRADO (GO) Diga Nazario Sauro ore 21.30
31 luglio 2019 - ROMA (RM) CAVEA del Parco della Musica ore 21.30 Billing: Tony Hadley & Gerardo Di Lella Pop O’rchestra