NUOVO ALBUM

Vinicio Capossela torna con "Ballate per uomini e bestie" per raccontare "questo nuovo Medioevo"

L'undicesimo album, politico e letterario, è stato presentato dal cantautore come "un cantico per tutte le creature"

di Luca Freddi

© ufficio-stampa

Vinicio Capossela non è mai scontato e da oltre dieci anni ogni suo lavoro è una summa enciclopedica musicata. Composto da 14 brani, il nuovo "Ballate per uomini e bestie", in uscita il 17 maggio, è frutto di un lavoro di sette anni e presentato come "un cantico per tutte le creature, per la molteplicità, per la frattura tra le specie". L'album, politico e letterario (tra citazioni di Oscar Wilde, John Keats e Francesco D'Assisi),  vuole raccontare il presente che "ricorda un po' il Medioevo", tramite l'allegoria.

Capossela ha presentato il nuovo disco alla Chiesa di San Carlo al Lazzaretto di Milano, luogo simbolico per la città legato alla storia, al Manzoni e alla pestilenza. Un luogo non scelto casualmente. "In questa fase storica ci sono delle componenti di quel periodo", racconta Vinicio, sostenendo che siamo vittime di un'epoca buia. "La peste porta la scomparsa dei vincoli sociali e ognuno inizia a pensare solo a sè". Uno dei brani del disco è proprio "La Peste", una critica feroce alla tecnologia imperante, al mondo dei social network ("strumenti di contagio, veicolo di divulgazione"). "Siamo all'inizio di un'era in cui non sono ancora codificati né l'etica né la normativa di qualcosa che è già nella via di tutti. Siamo in una meravigliosa pestilenza, come diceva Arnaud, che però consente di azzerare tutto. La cosa terribile è il senso di deresponsabilizzazione collettiva". Il brano è dedicato a Tiziana Cantone, la ragazza morta suicida a causa della pubblicazione di un video amatoriale girato dal suo ex ragazzo e poi finito in Rete. 

Il cantautore originario di Hannover rinverdisce il suo amore per il grottesco e per il racconto popolare ma si sofferma maggiormente sull'attualità con un occhio "politico" e molto critico. Oltre a "La Peste" c'è la storia del Povero Cristo, che ha dato anche il titolo al brano che ha anticipato il lavoro, e che evidenzia la croce più grande che ci portiamo ("Accettare che per vivere bisogna invecchiare e poi morire"). "Il povero Cristo è chiunque porti la sua croce, è quello di cui non si accorge nessuno, è chi passa invano nel mondo", spiega Capossela. Sulla scelta di ambientare il video (con la regia di Daniele Ciprì) a Riace, il paese della Locride divenuto per molti un modello di accoglienza, racconta: "Riace è stato un tentativo di mettere in pratica la buona novella e dove questa possibilità è stata negata". Tra gli altri brani dedica anche spazio al sentimento della paura imperante: "Strumentale al potere e a cui in questo momento si lavora in maniera industriale", e critica la pena di morte e il carcere "come strumento di oppressione".

I 14 brani hanno un'impronta medioevale, di difficile presa per il panorama musicale odierno, ma Vinicio ci scherza su: "Visto che non ho la voce per diventare neomelodico, provo almeno ad essere neomedievale, al passo con questi tempi".

Il cantautore racconta "tutte le creature", scegliendo la forma della ballata. "Al contrario della canzone che deve essere breve e orecchiabile, la ballata si prende tutto il tempo per raccontare una storia. I piani di lettura e i riferimenti possono essere diversi e se uno vuole perderci tempo può trovare tanti raccordi". Rivela di aver usato forme che non avevo mai esplorato prima: "Ci sono diversi brani di 'punk medioevale' si può ascoltare quindi la dirompenza di strumenti un po' antichi come quello del cromorno, la viella, i flauti e poi c'è una parte di orchestra sinfonica".

Il nuovo lavoro, nato con la complicità di musicisti come Teho Teardo, Marc Ribot, Daniele Sepe e Massimo Zamboni, oltre ai suoi soliti collaboratori, arriva a tre anni da "Canzoni della cupa": "C'è commistione tra letteratura, storia e, cosa inedita per me, arti figurative. Il disco inizia dalle pitture rupestri: con Uro, animale scomparso che si ritrova dipinto nelle grotte di Lascaux". Altri animali attraversano sono protagonisti dei brani dell'album, dai "Musicanti di Brema" a "Le Loup garou", passando per il "Testamento del porco", "La giraffa di Imola" fino a "La lumaca" ("umile, che si fa piccola, simbolo della sacralità della lentezza"), una specie di "cantico delle creature un po' più allargato anche ai compagni che condividono con noi il pianeta".

Dal 25 maggio sono previsti una serie di concerti-atti unici nei festival italiani. Poi, in autunno Capossela porterà le Ballate per uomini e bestie in tour teatrale. Il via il 6 ottobre da Rimini.