Si lavora per evitare la chiusura del Traforo del Gran Sasso annunciata dalla concessionaria Strada dei Parchi e prevista dal 19 maggio. Il Mit, dove si tiene un tavolo permanente a cui partecipano ministeri, enti pubblici e istituzioni, ha reso noto che l'obiettivo è quello di dimostrare che, anche mantenendo aperto il Traforo, la tutela della salute dei cittadini e della salubrità dell'acquifero del Gran Sasso è garantita.
L'inchiesta e l'annuncio della chiusura - Dopo l'annuncio di Strada dei Parchi, l'Abruzzo si è fatto subito sentire con una posizione bipartisan contro la chiusura, chiedendo la nomina di un commissario governativo con poteri di deroga e la garanzia che da Roma arrivino i 172 milioni di euro per mettere in sicurezza l'acquifero, sul quale pesa il pericolo di inquinamento che ha innescato inchiesta della procura di Teramo e il rinvio a giudizio di vertici di Sdp, Ruzzo Reti Spa, società pubblica dell'acqua nel Teramano, e dell'Istituto nazionale di fisica nucleare del Gran Sasso.
Il dissenso abruzzese - L'Aquila è diventata la capitale del dissenso "per una sciagura che farebbe tornare indietro di 30 anni una regione già segnata da terremoti": in una conferenza stampa, un folto gruppo di sindaci e amministratori, guidati dai primi cittadini de L'Aquila, Pierluigi Biondi, di centrodestra, e di Teramo, Gianguido D'Alberto, di centrosinistra, ha bollato come "irresponsabile e immotivata la decisione di Sdp".
Successivamente, si è riunito, in seduta straordinaria il Consiglio regionale che pur non riuscendo ad approvare un documento unitario ha detto no alla chiusura di via di comunicazione vitale, chiedendo con forza la nomina di un commissario governativo che oltre a progetti e lavori, si occupi anche della gestione, un aspetto questo destinato forte a sbloccare la situazione e indurre Sdp a recedere dalla decisione.