Scoppia la polemica in Abruzzo, dopo la conferma che Strada dei Parchi vuole chiudere il traforo del Gran Sasso, in entrambe le direzioni, dalla mezzanotte del 19 maggio. Alla base della decisone una vicenda giudiziaria per un presunto inquinamento ambientale. Il timore è che la regione sia tagliata in due. Per il sottosegretario ai Beni culturali, Gianluca Vacca, "il traforo è un'arteria di comunicazione fondamentale e non può essere chiusa".
L'accusa è di "presunte interferenze tra i laboratori, le gallerie autostradali e il sistema di condutture delle acque con criticità mai sanate e con un rischio permanente per la salubrità delle acque" delle falde acquifere del massiccio abruzzese, il più alto dell'Appennino.
Concessione a rischio - Il Mit ha convocato per martedì un incontro con Strada dei Parchi per affrontare il nodo della chiusura del traforo. L'incontro dovrebbe servire a evitare la chiusura che, secondo quanto ribadiscono dal ministero, rappresenterebbe una "procurata interruzione di pubblico servizio che equivarrebbe a un inadempimento" grave da parte della società, concessionaria delle autostrada A24 e A25, che potrebbe portare alla "revoca immediata della concessione", evocata sabato dal sottosegretario M5s Gianluca Vacca.
Sul banco degli imputati sono finiti Strada dei Parchi e il Governo nazionale: pressante la richiesta di incontri urgenti con tutti gli attori coinvolti e la nomina di un commissario, che il governo ha previsto in un provvedimento e che, oltre alla progettazione e ai lavori di messa in sicurezza per un importo stimato di circa 172 milioni di euro, si interessi anche di gestione dell'infrastruttura. "Sono in contatto - spiega il sottosegretario Vacca - con il Mit e con gli organismi competenti per scongiurare questa scelta. Qualora ci fosse una cieca ostinazione del gestore verso la chiusura, chiederò con forza al Mit di valutare se ci sono i requisiti per la revoca immediata della concessione, e so che il ministero valuterebbe con molta attenzione questa ipotesi. Ora basta".
Il processo - I vertici di Sdp sono intenzionati ad andare fino in fondo: come hanno sottolineato fonti della società, gli amministratori vogliono presentarsi alla prima udienza del processo fissata il 13 settembre prossimo senza rischiare l'accusa di reiterazione del reato di inquinamento ambientale per il quale sono imputate dieci persone, tra dirigenti della stessa concessionaria, di Ruzzo Reti Spa, società pubblica del ciclo idrico integrato nel teramano, e dell'Istituto nazionale di fisica nucleare del Gran Sasso. Al processo si è giunti dopo la citazione a giudizio da parte della Procura, tecnicismo giuridico che ha fatto saltare l'udienza preliminare.
Quanto alla decisione della chiusura, spiega Mauro Fabris, vicepresidente di Sdp, "noi non abbiamo competenza, il governo ci ha detto di stare fermi nel senso di non prendere alcun intervento. Noi abbiamo scritto: 'guardate che dobbiamo chiudere', il governo non ci ha detto nulla in contrario. Sarebbe singolare se ora ci revocasse la concessione".
Le reazioni - Stefania Pezzopane, deputata aquilana dei dem, si è rivolta al ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, sollecitando "subito la nomina del commissario e lo stanziamento delle risorse" e accusando il ministero e Vacca di inerzia. Il presidente del Consiglio comunale dell'Aquila, Roberto Tinari, parla di atto sconsiderato.