"Il mercato del falso Made in Italy venduto nei supermercati di tutto il mondo, dal Parmesan russo al Perisecco tedesco, vale 100 miliardi di euro e toglie almeno 300.000 posti di lavoro". Queste sono le stime di Coldiretti e Filiera Italia indicate all'apertura di Tuttofood alla fiera di Milano. Le organizzazioni saranno presenti in uno stand che esporrà i falsi più curiosi venduti all'estero (pari a due pietanze su tre), soprattutto in Stati Uniti, Australia e Russia. In 10 anni il falso Made in Italy alimentare è cresciuto del 70%.
Si sa, il brand "Made in Italy" fa gola a tutto il mondo, specialmente quando si parla di eccellenze sulla tavola.
Eppure, sugli scaffali dei supermercati stranieri vanno a ruba la mozzarella "Casa Italia", la mortadella "Milano" o il vino "Bordolino", tutte cose che non esistono nel Bel Paese. I principali produttori e consumatori dei cibi tarocchi, stando allo studio di Coldiretti, sono Stati Uniti, Australia e Russia. Nel Nuovo Continente, ad esempio, il 90% del formaggio "italiano" acquistato nei supermercati è in realtà prodotto in Wisconsin.
La ragione del successo dei prodotti contraffatti, nonostante la scarsa qualità, si trova nel cosiddetto "Italian Sounding", che è una pratica di mercato molto diffusa all'estero "per dare maggiore autorevolezza e una sensazione di qualità del prodotto", spiega Ettore Prandini, presidente di Coldiretti. "Nel caso del parmigiano, il numero di falsi venduti ha superato di gran lunga anche la produzione originale". Un fenomeno che negli ultimi 10 anni è cresciuto del 70%, costituendo un danno rilevante per le esportazioni italiane.
La colpa? Secondo Coldiretti i "pirati del cibo" hanno conquistato il mercato a causa delle tensioni politiche globali e dalle guerre commerciali fra Stati Uniti e resto del mondo. Ne è un esempio l'embargo russo, che ha generato un'esplosione di falsi made in Italy prodotti nel paese di Putin.
La preoccupazione ora è rivolta verso la minaccia di Trump di imporre dazi sull'importazione di prodotti europei. Nella blacklist degli Stati Uniti figurano anche prodotti nostrani come Prosecco, Marsala, uva e olio d'oliva: prodotti che potrebbero essere sostituiti facilmente con surrogati americani, creando un danno per i mercati europei di circa 11 miliardi.