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Delitto Mollicone, la figlia del carabiniere suicida: "Troppi misteri nella morte di mio padre"

A "Quarto Grado" le parole di Maria, che non è affatto convinta di quanto dichiarato dalle indagini

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Il suicidio nell'aprile 2008 del brigadiere Santino Tuzi, il supertestimone del delitto di Serena Mollicone ad Arce, non convince la figlia. Secondo le indagini, l'uomo si sarebbe tolto la vita per motivi sentimentali ma sono troppi i dettagli fuori posto per Maria, che assieme a un'inviata di "Quarto Grado" torna sul luogo dove è stato rinvenuto il cadavere del padre - riverso sul volante dell'auto che gli aveva prestato un collega.

"Anzitutto la macchina aveva entrambi gli sportelli aperti, come se con lui ci fosse seduto qualcuno. Dicono poi che mio padre si sia sparato tenendo la pistola nella mano destra, che tuttavia è stata trovata poggiata sul sedile passeggero. Inoltre nella stessa mano avrebbe retto il telefono con il quale ha chiamato la sua amante, che dichiara di aver sentito lo sparo - telefono che non è stato reportato".

"Sulla pistola che mio padre usava da anni", continua Maria, "non sono state trovate nemmeno le sue impronte, c'era solo un'impronta parziale del pollice della mano sinistra. Sono convinta che ci sia ancora molto da indagare su questo presunto suicidio".

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