Anticipato da una serie di singoli, tra cui "Argentovivo", presentato al Festival di Sanremo, esce "La terra sotto i piedi", il nuovo album di Daniele Silvestri. Un album denso e ricco di contenuti, nel quale il cantautore ha voluto tornare a una certa forma di impegno. "Con questo disco mi è tornata la voglia di tornare a guardare le cose da vicino - spiega -. In un mondo dominato dalla virtualità e dall'effimero la concretezza può salvarci".
"La terra sotto i piedi" è un lavoro dalla genesi laboriosa. Composto da 14 canzoni, mescola generi e sonorità, discontandosi in maniera piuttosto decisa dal precedente "Acrobati", sia per la filosofia che ne sta alla base a livello di composizione, sia per le tematiche affrontate. L'album è nato in una situazione di perfetto isolamento, nell'isola di Favignana che Silvestri ha eletto da anni a suo (secondo) domicilio. Quella campeggia sulla copertina del disco, dove Silvestri poggia sulla roccia dell'isola ("C'è qualcosa di magico in quella roccia - dice -. Io non sono particolarmente esoterico ma è vero che ogni posto emana una sua energia").
In sei giorni, all'interno di una casa di un amico trasformata in studio, sono state eseguite tutte le registrazioni che però sono state poi modellate e ridotte a forma-canzone con il successivo lavoro in studio e l'aggiunta delle parti orchestrali. "Sono partito con un’idea molto precisa: fare il contrario di 'Acrobati' - racconta lui -. Là c'era la volontà di rispettare la purezza creativa di ogni singolo brano registrato. Qua volevo che fosse tutto processato artificiosamente. A Favignana siamo andati con le idee molto chiare, avevo scritto molte cose quasi complete. Non volevo si sentisse la band ma volevo che emergesse il suono".
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Il contrasto con 'Acrobati', album pur fortunatissimo che ha rappresentato un vero e proprio rilancio per Silvestri, è anche nel titolo e nell'approccio lirico. "Là si guardava al cielo qui si torna alla terra - spiega -. In quel caso mi sembrava interessante cambiare il punto di vista, guardare le cose più dall'alto, da lontano. Un punto di vista più poetico che politico. Con questo disco mi è tornata la voglia di tornare a guardare le cose da vicino. Ci sono state tante cose mi hanno fatto tornare la voglia di sporcarmi le mani. In questo momento storico la solidità manca più di prima, per motivi che c’entrano con la società che non è arrivata preparata a questo mondo nuovo dove abbiamo tutto a portata di mano, veloce, effimero. Tutto sta nel riuscire a capire cosa è giusto e sbagliato".
Un approccio che chiama direttamente in causa l'impegno della figura del cantautore, una cosa che negli ultimi tempi sembra essersi persa. "Molti non hanno più voglia di esporsi per due motivi - sottolinea -. Intanto perché il terreno dei social spaventa, in Italia più che all'estero, forse abbiamo leoni da tastiera particolarmente agguerriti. Dalla altra parte credo ci sia una ragione storica - prosegue -. Da noi per un’epoca molto lunga la voce degli artisti era una voce di sinistra e come tale c’era una facilità di riconoscersi. Crollato quel mondo è diventato difficile capire da che parte stare. Oggi è tutto molto più in bilico. Capita più facilmente anche a me di sentirmi collegato a battaglie locali ed essere più confuso quando si parla di cose a livello nazionale. Detto questo non ho mai smesso di usare la mia testa e continuano a esserci cose per cui vale la pena metterci la faccia. Per me una di queste è Emergency".
Il tema dei social entra nelle canzoni in "Complimenti ignoranti", narrata dal punto di vista di un fan che attacca Silvestri, e "Tempi modesti", dove invece si parla di sfere più alte... "'Complimenti ignoranti' tocca in ma niera ironica l’argomento di chi ha il privilegio e al tepmo stesso la sfortuna di essere più esposto a cattiverie più o meno giustificate - dice -. In un’epoca in cui le cattiverie viaggiano a una velocità mostruosa e possono creare cose enormi, può essere una deformazione importante. 'Tempi modesti' invece è più cattiva, critica nei confronti delle istituzioni e dei politici che dovrebbero dare il buon esempio".
A ottobre Silvestri partirà per il suo primo tour nel palasport. La difficoltà maggiore sarà quello di riprodurre il suono di alcune canzoni de "La terra sotto i piedi" che, proprio per la loro costruzione, è impresa ardua. "Di più - precisa -, alcune cose sono proprio impossibili da fare. Ma secondo me una canzone può anche evolvere, mostrarsi in una forma diversa, l'importante è che il suo cuore rimanda intatto. E poi nei palazzetti si possono fare cose molto belle, ho qualche idea...". Idee su cui però non si sbilancia troppo. "Diciamo che l'ambizione è quella di occupare lo spazio dei palazzetti in una maniera un po’ anomala. Ma al momento sono ancora nella fase dell’impossibile, non posso dire di più".
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