ALTRO EFFETTO #METOO

Molestie, gli editori snobbano le memorie di Woody Allen

Altro effetto #Metoo sul regista dopo la rottura del contratto da parte di Amazon

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Anche il mondo dell'editoria volta le spalle a Woody Allen per effetto del #MeToo. Dopo che Amazon ha rotto l'accordo per quattro nuovi film, il regista si è visto sbattere la porta in faccia dai maggiori editori americani per la pubblicazione delle sue memorie. Lo scrive il New York Times. In altri tempi ci sarebbero state offerte stellari, ma la situazione è mutata dopo che lo scorso anno sono riemerse le vecchie accuse di molestie sulla figlia adottiva Dylan Farrow.

Il quotidiano americano ha pubblicato un'inchiesta sul destino del regista di "Io e Annie", che nel 2018 ha proposto un memoir a diverse case editrici statunitensi. I rappresentanti degli editori hanno spiegato che, pur giudicando Allen una figura culturale importante, sarebbe stato commercialmente rischioso pubblicarlo in quel clima.

Si tratta dell'ultimo schiaffo in ordine di tempo a Woody, nonostante lui abbia sempre respinto le accuse. La situazione si è iniziata a guastare quando lo scorso anno, in piena tempesta (e di caccia alle streghe) #MeToo è tornata a galla la vicenda che risale al 1992, quando Dylan Farrow aveva accusato il padre di averla molestata, all'età di 7 anni. Mia Farrow ha preso le difese della figlia, il fratello Moses quelle del padre. Da un'inchiesta già archiviata non era emerso alcun abuso, ma tutto questo ha lasciato il pubblico, non solo americano, nel dubbio continuo. Dall'anno scorso molti attori e produttori hanno poi iniziato a prendere le distanze dal regista. Mentre alcuni si dicevano rammaricati di aver recitato in alcuni suoi film, Amazon ha annullato il contratto con Allen, non distribuendo nemmeno "A Rainy Day in New York", già terminato e precedentemente programmato per l'autunno.