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FIFA International Soccer: alle origini del mito

Nomi inventati e solo qualche decina di nazionali, ma il successo arrivò immediatamente

di Mattia Ravanelli

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Per la serie "come eravamo", in senso pressoché letterale. Oggi FIFA, intesa come la serie annuale di simulazioni calcistiche pubblicata da Electronic Arts, è non solo un punto fermo del settore dei videogiochi, ma anche un leader assoluto nelle classifiche di vendita e un gioco particolarmente ricco e profondo. Ripensare a come è nato, quindi, può far sorridere.

FIFA International Soccer, come venne conosciuto nel dicembre del 1993 alla sua prima uscita, rappresentò fin da subito un colpo sicuro per Electronic Arts. Il gioco, realizzato da Extended Play (diventerà EA Canada, gruppo che ancora oggi ha in gestione la serie) e supervisionato da Bruce McMillan, era all’epoca per forza di cose molto più semplice e rozzo rispetto a quanto siamo abituati. Eppure riuscì velocemente a imporsi, soprattutto e senza tante sorprese in Europa, dove piazzò mezzo milione di copie in poche settimane.

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Capirossi titolare nella nazionale azzurra di calcio? Sicuri sicuri?

Per quella prima uscita Electronic Arts confezionò un accordo con la FIFA che in realtà consentì semplicemente l’utilizzo della sigla nel titolo del gioco, escludendo però qualsiasi riferimento a squadre o giocatori realmente esistenti. Per questo in FIFA International Soccer, disponibile inizialmente solo per il Mega Drive di Sega, vennero incluse 48 compagini nazionali, riempite da atleti inventati di sana pianta. Non si scelse nemmeno la strada dell’emulazione dei tratti somatici o dei cognomi, come era invece in voga all’epoca e come aveva già fatto Sensible Soccer e avrebbe poco dopo fatto International Superstar Soccer di Konami.

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La visuale di tre quarti era una vera novità all'epoca e funzionava bene.

Quello che più contava, fortunatamente, era che il gioco fosse assolutamente divertente, oltre che spettacolare dal punto di vista visivo. Qualcuno obiettò immediatamente che i movimenti dei ventidue e il ritmo generale dell’azione ricordassero fin troppo da vicino NHL Hockey, altra serie di Electronic Arts, il che se riferito a un gioco di calcio non è esattamente un complimento… Ma tant’è, quello che finì nella cartuccia bastò e avanzò per far innamorare centinaia di migliaia di appassionati e per creare un mito.

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L'effetto picture-in-picture sui calci d'angolo e sui rinvii era davvero molto comodo.

Particolarmente interessante e di rottura si rivelò essere l’inquadratura scelta, con la telecamera che visualizzava l’azione con una visuale isometrica. Fino a quel momento la scelta quasi obbligata era stata quella di presentare i giochi di calcio o piazzando la telecamera virtuale dietro la porta e con uno sviluppo prettamente verticale (Kick Off, Sensible Soccer) o piuttosto lungo la linea del fallo laterale, con le squadre che attaccavano da destra a sinistra e viceversa (la maggior parte delle “simulazioni” a 8 bit).

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Tutte le opzioni strategiche disponibili nel primo FIFA!

Con animazioni quanto mai sofisticate, un sonoro ben al di sopra della concorrenza e un livello di dettaglio mai visto prima, FIFA International Soccer si impose all’attenzione di tutti gli amanti del gioco più bello del mondo, che avevano in casa la console di Sega. Nel 1994, poi, Electronic Arts non si fece pregare troppo e convertì il gioco anche per PC e Super Nintendo, arrivando poi negli anni successivi a colonizzare praticamente ogni formato esistente.

Alcune imprecisioni e falle di FIFA International Soccer passarono alla storia, come la possibilità di fuggire dall’arbitro che cercava di ammonire il giocatore mentre questo correva senza mai fermarsi per il campo o di piazzarsi di fronte al portiere avversario durante il rinvio per un gol facile facile. Tra amici era naturalmente fatto divieto di utilizzare il bieco trucchetto, a meno di non volerla far finire subito in rissa.

Oggi, a ventisei anni di distanza, FIFA è diventato ben altra cosa: un colosso che ogni stagione macina record e introiti da capogiro, tra gioco offline e online. Ma è a quella semplice manciata di pixel e quei nomi improbabili che bisogna giustamente rendere ogni onore e merito.