"Sono d'accordo con Salvini e, infatti, l'ho dichiarato anche io: non sono un giudice. Non è certo con l'approccio del giudice che affronterò il problema". Così il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, torna sul caso del sottosegretario Armando Siri, indagato per corruzione. Il riferimento è a un'intervista del ministro dell'Interno, in cui ha affermato che "il premier non è un giudice" e che "non sono emersi atti concreti a carico di Siri".
"I tempi della giustizia sono altri" - "Non ho letto l'intervista di Salvini, ma i tempi della giustizia sono altri", ha sottolineato Conte, a margine della sua visita alla Città proibita di Pechino. Il premier ha poi ribadito: "Io ho fatto l'avvocato e mai fatto il giudice neppure prima: non lo sono adesso".
L'incontro con Siri slitta ancora - Conte confidava di incontrare Siri lunedì, appena tornato in Italia dalla Cina. Ma Palazzo Chigi ha fatto sapere che molto probabilmente ci sarà uno slittamento: "Il presidente del Consiglio rientrerà da Pechino domenica notte e martedì ripartirà per la Tunisia. E' molto probabile, dunque, che l'incontro con il sottosegretario non avvenga lunedì ma nei giorni successivi.
Salvini: il caso Siri non minaccia la sopravvivenza del governo - Il ministro dell'Interno è convinti che il caso Siri non sia una minaccia per la sopravvivenza del governo e spiega: "Io parlo di vita reale, sono assolutamente tranquillo e soddisfatto del mio lavoro. A Palazzo Chigi non c'è nessuna guerra di nervi".
"Sul sottosegretario non esiste un solo atto concreto" - Intervistato da La Stampa, ancora sul caso Siri Salvini ha dichiarato: "Né io né Siri stiamo perdendo il sonno. Mi dispiace per la sua famiglia, per i suoi cari, perché lo stanno trattando come il mostro di Firenze, quando nei suoi confronti non esiste un solo atto concreto. Se Conte me ne presenta uno sono disposto a discuterne".
"Conte faceva l'avvocato, non il giudice" - "Conte - ha aggiunto - faceva l'avvocato, non il giudice. Mi rifiuto di vivere in un paese con 60 milioni di presunti colpevoli. Non siamo in Unione Sovietica. Non possiamo essere un Paese che ha paura di tutto. Un Paese in cui i sindaci tengono fermi gli appalti perché temono la Corte dei Conti o il Tar. Non ce lo possiamo permettere. E se i Cinque Stelle la pensano diversamente sbagliano. Fortunatamente la magistratura è piena di gente equilibrata".
"Arata? E' una vicenda diversa" - "La vicenda Arata - ha poi sottolineato Salvini - è una storia diversa. E' un professore universitario e io l'ho visto una volta sola. Come succede con tanti professori ai quali non chiedo di certo la fedina penale. Se qualcuno ha sbagliato pagherà. E di sicuro quando vinci devi avere mille occhi per capire chi vuole accompagnarsi a te. Detto questo, voglio andare al punto. Non mi basta certo un pezzo di intercettazione estrapolato da un verbale per dire che Siri ha delle responsabilità in questa storia. Me lo deve dire un giudice. Non i giornali".
Di Maio: "Siri non può restare lì, abbiamo piena fiducia in Conte" - Luigi Di Maio non cede sul caso Siri: dichiara piena "fiducia in Conte e nel suo ruolo di responsabilità", dichiara di aspettarsi "novità nei prossimi giorni" e afferma: "Non può restare al suo posto". In merito al contrasto con Salvini sulla vicenda chiarisce: "Insieme abbiamo fatto grandi cose e ottenuto grandi risultati, ma se qualcuno pensa che il M5s stia zitto su temi come la corruzione si sbaglia. E' un aspetto che è nel Dna del movimento".