La Procura di Roma ha depositato un'informativa al Tribunale del Riesame in merito all'indagine per corruzione che vede coinvolti Armando Siri e l'ex deputato Paolo Arata. Nei documenti sarebbe riportata anche un'intercettazione ambientale che tirerebbe in ballo il sottosegretario. L'avvocato difensore di Arata aveva invece assicurato che "al momento di chiusura della cancelleria del Riesame, non risultavano ancora depositati atti".
Il difensore aveva però anche aggiunto la disponibilità di Arata a fornire la propria versione dei fatti agli inquirenti. "Resta ferma l'intenzione di sottoporre il mio assistito ad interrogatorio", aveva sottolineato il legale.
Messa momentaneamente da parte la questione del sottosegretario Siri, ancora difeso dalla Lega ma la cui sorte sarà decisa dal premier Conte, il Movimento 5 stelle ha iniziato quindi a fare pressione per capire quale legame esiste tra l'ex deputato e l'alleato di governo.
Sulla questione è intervenuto direttamente il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, che ha difeso la scelta di assumere a Palazzo Chigi il figlio di Arata. "Fino a tre settimane fa qualcuno sapeva della famiglia Arata? No, e nemmeno io - ha spiegato il numero due della Lega -. Federico Arata ha tutte le carte in regola per far parte del mio staff, tra l'altro è finito nel tritacarne prima ancora di aver cominciato a lavorare".
Di altro avviso è invece l'ex segretario leghista Roberto Maroni che, in un'intervista a La Stampa, ha spiegato: "Se Arata padre era il male assoluto perché avrebbe avuto rapporti con la mafia, almeno stando alle accuse della Procura, e il figlio era suo complice, allora l'assunzione da parte di Giancarlo Giorgetti del figlio 'del male assoluto' potrebbe essere devastante. E però non se ne parla. Perché? Perché Di Maio sa bene che parlare di Siri è una cosa ma parlare di Giorgetti metterebbe davvero a rischio il governo". Va però specificato che Federico Arata è un altro figlio, non quello indagato insieme al padre.
Tensione quindi tra la Lega e il Movimento 5 Stelle, ma il vicepremier e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ha assicurato: "Il governo è uno e c'è un contratto. Non si è rotto nulla, per noi va avanti. Vogliamo fare tante cose e in squadra. Mi auguro valga lo stesso per la Lega".
In tutto questo, il premier Giuseppe Conte, dice di non sentirsi turbato: "Non mi sento condizionato, francamente. Ho letto le posizioni delle due forze politiche, che sono abbastanza note. Non mi sento condizionato perché la mia linea è sempre quella, anticipata e poi esplicitata: mi è molto chiara, nessun condizionamento mi può turbare o dar pensiero", ha assicurato nel corso di una conferenza stampa a Pechino. A proposito della possibilità di chiedere le dimissioni di Siri, il premier non si è sbilanciato: "Se mi dovessi convincere di questa soluzione non ci saranno alternative. Lo vedremo a tempo debito". Conte, infine, ha rivelato di aver parlato con Siri nella giornata giovedì: "Gli ho detto che sarei partito per la Cina,mi sono anche scusato perché c'è un lato umano che non trascuro ma quando riassumeremo le posizioni la considerazione umana non potrà essere determinate", ha detto.