Scenario inatteso di una bellezza primordiale, unica, che si estende a perdita d'occhio, dove carovane di cammelli sfilano in una dimensione senza tempo. Siamo in Etiopia, nella regione della Dankalia. Questa regione è un enorme ex fondale oceanico, che, prosciugatosi, ha dato origine a queste infinite piane di sale, dove, ancora al giorno d'oggi, è possibile seguire con i propri occhi una pratica che presto scomparirà.
Il momento migliore per vedere le enormi carovane del sale è proprio l'alba, quando si dirigono verso il salar, dove già centinaia di uomini lavorano a mano per estrarre grossi blocchi di sale dalla superficie piatta, servendosi di lunghi bastoni.
Le pertiche servono per fare leva, per staccare e sollevare blocchi grezzi di sale. Sta poi allo scalpellino ricavare lastre omogenee per dimensioni e peso, utilizzando una sorta di grossa spatola. Ognuno ha il proprio compito e i propri strumenti rudimentali, gli stessi da sempre. Il lavoro viene svolto interamente a mano, sotto il sole cocente, con il riverbero che acceca gli occhi ed il sale che brucia la pelle.
Verso l'ora del tramonto le pesanti lastre vengono legate una ad una e caricate sul dorso del cammello, per essere trasportate al di fuori della depressione salina.
E' uno spettacolo incredibile quello delle lunghe carovane che attraversano il deserto seguendo piste secolari, percorse da migliaia di animali in un incedere monotono, quasi ipnotico.
Sembrano non patire il caldo, l'arsura e la fatica del percorrere ogni giorno decine di chilometri sotto il sole cocente.
Ogni carovana è condotta da uno o due cammellieri, che lavorano a temperature proibitive che sfiorano i 50 gradi, senza il ristoro di un alito di vento.
A fine giornata i lavoratori rientrano al villaggio a bordo di un camion.
Le carovane continuano con la loro marcia, segnando un territorio piatto nel quale non si coglie nessun rilievo scrutando l'orizzonte.