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Coma_Cose, capitolo primo: "In 'Hype Aura' c'è la nostra storia, ora si guarda al futuro"

Il duo ha pubblicato il suo primo album e ora sta girando l'Italia in tour. Tgcom24 ha parlato con Fausto Lama

melania-andronic

Sono stati la rivelazione della scorsa estate con "Post concerto", e tutti li aspettavano al varco del primo album. Al punto che anche loro ci hanno giocato con il titolo, "Hype Aura" (che si pronuncia hai paura). I Coma_Cose sono una delle realtà più interessanti del nuovo filone ItPop. Ma sono già pronti a cambiare. "L'album è la chiusura di un percorso creativo - spiega Fausto Lama a Tgcom24 -. Dopo questo faremo qualcosa di diverso".

Dove andranno i Coma_Cose in futuro è ancora presto per dirlo. Intanto si sono piazzati saldamente al centro della nuova scena cantautorale con una ricetta che ha trovato nel formato album il luogo ideale per espandare tutte quelle caratteristiche che avevano catturato l'attenzione con i primi singoli ed Ep. Un crossover di generi che integra il rap al cantautorato, la musica elettronica al pop, con un gusto per il gioco di parole nei testi, mai però fine a se stesso ma piuttosto funzionale alla creazione di molteplici piani di lettura e signifcato. Un lavoro che è stato apprezzato dal pubblico che sta stipando tutte le date del tour, che si aggiorna di continuo, per esempio con gli ultimi annunci del Mi Ami e del Primo Maggio. "Il tour sta andando molto bene, anche al di sopra delle nostre aspettative - conferma Lama -. E’ tutta una novità per noi, rispetto a prima portiamo un vero spettacolo, c’è un musicista in più, c’è una scenografia. Fortunatamente c’è sempre gente. Per noi era un po’ un salto nel vuoto anche perché il disco è uscito molto a ridosso. Forse le operazione 'all in' creano una deflagrazione positiva".

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Ancora un anno fa, sulla scia del successo di "Post concerto", non eravate sicuri di riuscire a portare a termine il progetto di un album... 
Abbiamo sempre tenuto a conservare la trasparenza, il disco sarebbe arrivato quando ci saremmo sentiti di farlo e con un numero di canzoni tale da chiamarlo disco. Lo abbiamo scritto praticamente in tour. La soddisfazione grossa è che è piaciuto nella sua interezza. E’ stato apprezzato il lavoro di voglia di impacchettare. E’ arrivata la sensazione di un lavoro che va ascoltato dalla traccia 1 alla 9. Per quanto sia un disco lo abbiamo in realtà pensato come fosse una macro canzone.

Possiamo spingerci usare un termine fuori moda come "concept album"?
Concept album ormai è una parolaccia, ma tendenzialmente sì. Più ancora è un concept di quello che è Coma_Cose. Un progetto nato un po’ in sordina, raccontando alla giornata quello che succedeva. Questo e al tempo stesso la voglia di chiudere una parentesi. E’ la nostra storia condita da poetica, ma quello è il lavoro del musicista…

E' un album che dura poco più di mezz'ora. E' stata una scelta ponderata per facilitare la fruizione completa del disco? 
L’idea di un album compatto era in cantiere anche per l’esigenza di fotografare quello che era il nostro presente, ovvero gli ultimi mesi dell’anno scorso. Andando più lunghi si sarebbe rischiato di perdere la narrativa. Averlo scritto durante l’avventura del tour fa sì che il disco subisca l’idea di una fruizione live, c’è un percorso. Vuole pian piano farti accompagnare a casa e poi ti saluta. E' stato molto pensato nella sua struttura.

Nel titolo giocate con il termine Hype, attesa, e la paura. Quanto vi spaventava l'attesa che c'era per questo vostro lavoro?
Tanto, sarebbe ipocrita dire diversamente. Ti giochi un po' una carriera e ti trovi davanti a un bivio. Sapevamo che c'era un’attesa benevola da parte dei fan ma sapevamo anche dovevamo mettere il turbo e metterci in gioco. Questa era una paura dell’ignoto ma anche quella che ti permette di migliorarti e andare oltre i tuoi confini. Una paura ottimista diciamo, il paragone più calzante è quello con un bambino al primo giorno di scuola.

Anche in questo disco ci sono molti riferimenti a Milano. Quanto vi sentite connotati dal rapporto con la città?
Milano è una città che ci ha accolto, dato il punto di partenza e dato tanto. E l’abbiamo sempre omaggiata. D’altronde il cantautore parla di ciò che lo circonda. Poi noi siamo molto didascalici. Ovviamente questa è un’arma a doppio taglio, perché al di fuori rischi di risultare un po’ lontano. Ma noi bilanciamo molto e probabilmente la nostra poetica va oltre quei confini. Tanto che quando andiamo a suonare molto lontani abbiamo comunque ottimi riscontri. Non essendo nativi di milano abbiamo sempre parlato poi di uno spicchio molto turistico, noto anche fuori. Abbiamo parlato sempre di milano da forestieri.

Dici che questo album chiude una parentesi. Adesso cosa avete davanti?
Adesso si apre un nuovo capitolo, che dovremo scrivere strada facendo. La voglia primaria che c’è adesso è fare qualche collaborazione, una cosa che abbiamo lasciato indietro volontariamente. Ora ci sentiamo pronti a sporcarci le mani con altri cantanti, produttori. E’ una voglia molto naif,  in realtà non c'è ancora nulla di deciso, abbiamo solo intavolato qualche discorso. Poi penso si andrà incontro a una pausa anche un po’ lunga per capire cosa può diventare questo progetto.

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