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Libia, Giuseppe Conte: "Ad Haftar ho detto 'no' a derive militari | Nuovi migranti libici con il caos a Tripoli"

Il presidente del Consiglio parla al "Fatto Quotidiano" sulla crisi. Anche Angela Merkel si è schierata con Roma per evitare il rischio di una nuova guerra. Trenta: "Non ripeteremo gli errori del passato"

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"Ho incontrato una delegazione di Haftar e ho ribadito la mia ferma opposizione a una deriva militare che farebbe ulteriormente soffrire il popolo libico". Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un'intervista fiume al "Fatto Quotidiano" parla a tutto campo sulla crisi in Libia e ribadisce il suo "no" a una soluzione militare paventando il rischio di uno stop degli sbarchi di migranti dall'Africa subsahariana ma di un nuovo flusso di migranti libici.

Per quanto riguarda la posizione dell'Europa, il premier sembra aver trovato un alleato nella Germania. Dopo una telefonata tra il premier e il cancelliere Angela Merkel, quest'ultima si è schierata pubblicamente contro il generale Haftar che è sostenuto invece dalla Francia. "Con la Merkel ci siamo aggiornati sulla crisi - spiega Conte -. Anche lei è molto preoccupata e condivide la nostra linea, lavoreremo insieme per perseguire in ambito europeo una linea comune  ed evitare che si proceda in modo disordinato".

Sui retroscena pubblicati da "La Stampa" di un contatto diretto tra il ministro dell'Interno Matteo Salvini e il vicepremier libico Maitig, che con la Brigate di Misurata è garante del governo Al Sarraj, il presidente del Consiglio frena: "Il dossier libico lo coordino personalmente da Palazzo Chigi e farò in modo di evitare che si proceda con iniziative che potrebbero soggettivizzare il conflitto in corso. L'Italia non scommette su un attore o l'altro ma sulla volontà del popolo libico di vivere in pace e godere delle risorse del proprio territorio". Anche perché il caos a Tripoli rischia di alimentare nuovi flussi di migranti dalla Libia. "C'è il serio rischio che si sviluppi una crisi umanitaria - osserva Conte -, che finirebbe per sfinire una popolazione già provata da otto anni di instabilità. In caso di conflitto armato, potrebbero interrompersi le rotte libiche interne di migranti provenienti da altri Paesi, in particolare dell'Africa subsahariana. Ma da Paese perlopiù di transito, la Libia diventerebbe un Paese di partenza delle migrazioni. Questo metterebbe a dura prova un sistema di accoglienza che non funziona ancora a livello europeo".

Il premier poi garantisce che "tutte le nostre unità sono impegnate a promuovere la stabilità del Paese svolgendo un ruolo chiave apprezzato universalmente. Ma siamo pronti a intervenire per tutelare la sicurezza". Con l'America i rapporti sono sempre ottimi rassicura: "Non c'è nessun disimpegno degli Usa a Tripoli (ritirando il loro contingente in libia, ndr), ma il dossier libico non può essere per Washington una priorità". Quindi la Casa Bianca non sarebbe delusa della posizione di neutralità di Roma sulla crisi in Venezuela né dei nuovi rapporti commerciali con la Cina: "La nostra posizione di neutralità a Caracas può offrire un contributo per una mediazione tra governo e opposizione e gli Stati Uniti confidano in questo", ribadisce.

Trenta: "Intervento militare? Non esiste" - Anche il ministro della Difesa Elisabetta Trenta ha ribadito la posizione di Conte e la necessità che tutto il governo sia unito su questa linea. "La situazione libica è in un momento di crisi. È bene che il governo rimanga unito e tutti i ministri si muovano con intelligenza e compostezza", spiega in un'intervista al Corriere della Sera chiarendo che "se qualcuno pensa a un intervento militare in Libia, posso già dire che non esiste. Non saranno ripetuti gli errori del passato. E non sosterremo alcun ipotetico impegno di altri Paesi. Questo deve essere molto chiaro. Siamo vigili nel monitorare la sicurezza delle nostre aziende, vigili nel coordinare i nostri uomini a Misurata che con l' ospedale da campo offrono sostegno importante alla popolazione locale, ma una Libia bis non esiste".

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