A Tripoli esplode la rabbia contro le forze del maresciallo Haftar che hanno scatenato l'offensiva a sorpresa contro la capitale libica. In migliaia hanno gremito la centralissima piazza dei Martiri - l'ex piazza Verde del regime gheddafiano - per denunciare che l'operazione è stata sostenuta da Parigi.
In un'altra giornata di guerra, gli aerei di Haftar hanno bombardato diverse località libiche, prendendo di mira le milizie che difendono Tripoli dove è in carica il governo internazionalmente riconosciuto del premier Sarraj, e tentato l'assalto lungo la direttrice meridionale del fronte. Nella capitale, i manifestanti hanno intonato canti e slogan contro il maresciallo, ma anche contro Bengasi: "Vi abbiamo liberato da Gheddafi, ora tocca a voi fare la vostra parte".
Tante, tantissime le donne in piazza, accompagnate da altrettanti bambini. Tutti a sventolare il tricolore libico, sbeffeggiando Haftar. Parigi è tornata a smentire un proprio coinvolgimento nell'assalto a Tripoli. "Come i nostri partner, parliamo con tutte le parti del conflitto in Libia, al fine di ottenere un cessate il fuoco", ha detto un portavoce del Quai d'Orsay commentando le indiscrezioni di Repubblica secondo cui emissari di Haftar sarebbero stati ricevuti il 4 aprile scorso a Parigi, poco prima dell'inizio dell'attacco. "Ma non siamo mai stati avvisati di un'offensiva su Tripoli, che abbiamo condannato sin dal suo inizio", ha assicurato il ministero degli Esteri francese.
Non meno dirompente lo scoop del Wall Street Journal, secondo cui "l'Arabia saudita ha promesso di pagare decine di milioni di dollari per contribuire a finanziare l'operazione". Una notizia che rischia di far schizzare la tensione con i Paesi del Golfo, accusati da anni di sostenere le forze ostili al governo Sarraj o addirittura, come nel caso degli Emirati, di aver compiuto raid con propri aerei contro le milizie di Tripoli.
Caccia militari hanno solcato i cieli libici: per la prima volta i raid delle forze di Haftar hanno colpito l'area di Tajoura, a est, a metà strada tra Tripoli e Misurata. Ma anche Zuwara, a ovest, nei pressi del confine tunisino. L'Eni, che nell'area è impegnata a Mellitah, ha assicurato che "le attività proseguono regolarmente. Le azioni militari di cui si è parlato sono avvenute a più' di 25 chilometri di distanza dalle strutture operative ed erano dirette ad una vecchia caserma delle milizie".
Sulla linea del fronte nei pressi della capitale è stata una giornata di sostanziale calma. Ain Zara, il sobborgo a circa 15 km a sudest dal centro di Tripoli teatro nei giorni scorsi di furiose battaglie, è sotto il controllo delle forze governative. A ridosso della periferia ovest della cittadina, dove pure ci sono stati violenti combattimenti negli ultimi giorni, le milizie fedeli a Sarraj hanno disposto un checkpoint oltre il quale non si può passare. Ovunque mucchi di arenaria lungo la strada che vengono utilizzati come bastioni difensivi improvvisati. Mentre lungo la direttrice di Salahelddin, a ovest di Ain Zara, le forze governative sono attestate oltre la moschea di Khallet Alforjan. I militari di Khalifa Haftar sarebbero posizionati circa 15 km a sud.
L'esodo intanto continua: almeno 9.500 persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case dall'inizio del conflitto armato a Tripoli e dintorni, secondo dati dell'Onu. Solo nelle ultime 24 ore, gli sfollati sono stati 3.500
Il premier Giuseppe Conte ha riunito a Palazzo Chigi i ministri degli Esteri e della Difesa, decidendo di varare un gabinetto di crisi che avrà funzione di coordinamento sino alla fine dell'emergenza. Fonti dell'esecutivo fanno sapere che Conte ha "continui" contatti con tutte le parti coinvolte, e con gli alleati occidentali a Washington, Berlino e Parigi.