Le difficoltà di bilancio dell'Italia "hanno riacceso i timori sul legame fra il debito sovrano e il settore finanziario nell'area euro". Lo riferisce il Fondo monetario internazionale, affermando che i rischi alla stabilità finanziaria globale "sono bassi rispetto agli standard storici, ma restano elevati nel medio termine". Per questo motivo, secondo il Fmi, è necessario continuare nella riduzione dei non performing loan.
"Politiche di bilancio insostenibili creano problemi" - "Abbiamo visto nel mondo e nel tempo che politiche di bilancio insostenibili creano problemi. Con bassi di interesse c'è la tendenza per i Paesi di emettere più debito, ma è pericoloso", spiega Tobias Adrian, responsabile del Dipartimento del Mercato dei Capitali del Fmi.
"Spread elevati pesano sulla crescita" - "In Italia spread elevati in modo sostenuto potrebbero pesare sulla crescita, sul bilancio e sulle prospettive bancarie", con un balzo dei costi di finanziamento che potrebbe avere ricadute su altri Paesi di Eurolandia. Il Fmi sottolinea comunque come l'aumento degli spread italiani, nella seconda metà del 2018, ha avuto ricadute limitate su altre economie dell'area euro con elevati livelli di debito.
"Reddito di cittadinanza e quota 100 valgono 0,3% del Pil" - Con l'introduzione di quota 100 e del reddito di cittadinanza il peso fiscale potrebbe scendere di un terzo di punto rispetto al Pil, spiega il Fondo monetario ricordando che "in Italia, la politica fiscale si allenta di un terzo di punto percentuale del Pil, con gli aumenti di spesa legati al nuovo programma di reddito e alla parziale inversione di rotta sulle pensioni con l'allentamento delle norme sul pensionamento anticipato per un periodo di prova di tre anni".
"In Italia possibile una tassa sulla prima casa" - "La ricchezza in Italia potrebbe essere tassata attraverso un'imposta di proprietà sulla prima casa", sostiene l'Fmi nel rapporto sul Fiscal Monitor.
Tuttavia peggiorano le stime sul deficit strutturale italiano, ovvero sul deficit corretto per gli effetti del ciclo economico e delle misure una tantum, che influiscono solo temporaneamente sul disavanzo. Dal confronto tra le tabelle contenute nel Fiscal Monitor pubblicato oggi con quelle dell'edizione autunnale, emerge che il Fondo si aspetta un deficit del 2,1% quest'anno e non più dell'1,6%, come atteso a ottobre; nell'aprile scorso, il deficit era previsto allo 0,8%. Nell'ottobre 2017, l'Fmi prevedeva un pareggio strutturale dal 2019.
Nella tabella dedicata al "General Government Cyclically Adjusted Balance", si legge che per il 2020 è atteso un deficit del 3,2%, anziché dell'1,8%. Per il 2021, è stimato un deficit del 3,5%, invece che del 2,1%. Per il 2022, è atteso un deficit del 3,8% e non più del 2,1%. Per il 2023 e 2024, il Fondo si aspetta un deficit strutturale, rispettivamente, del 4% e 4,1%.