Sale a oltre 50 il bilancio ufficiale delle vittime dell'autobomba esplosa fuori da una scuola femminile a Kabul, finora rimasto a 30 nonostante la stessa sicurezza locale parlasse di un numero ben più ampio. A fornire l'aggiornamento il portavoce del ministero degli Interni, che ha specificato che due bombe sono state fatte esplodere dopo la prima, facendo strage delle allieve in fuga.
Le scolare infatti, impaurite per la deflagrazione, sono fuggite dall'edificio in preda al panico rimanendo però uccise dalle successive esplosioni.
L'esplosione è avvenuta nel distretto di Dasht-e-Barchi, a ovest della capitale afghana, mentre i residenti stavano facendo acquisti per l'avvicinarsi della festa musulmana di Eid al-Fitr che segnerà la fine del mese di digiuno del Ramadan la prossima settimana.
Si tratta della stessa zona colpita da un attacco dell'Isis contro la maternità gestita da Medici Senza Frontiere nel giugno 2020. "Ho visto corpi insanguinati in una nuvola di fumo e polvere, mentre alcuni dei feriti urlavano", ha raccontato Reza, che è sfuggito all'esplosione. "Ho visto una donna cercare la figlia tra i cadaveri", ha aggiunto. "Ha poi trovato uno zaino che era della figlia ed è crollata".
A causare l'esplosione sarebbe stata un'autobomba fatta detonare proprio mentre le ragazze uscivano dalla scuola, seguita dal lancio di due razzi. Sdegno e cordoglio per l'attentato sono state espresse dalla missione Ue in Afghanistan e dalla Missione di assistenza delle Nazioni Unite nel Paese, mentre gli Usa hanno condannato l'attacco.
Il ministero dell'Interno afghano ha annunciato di aver aperto un'inchiesta per terrorismo. In campo a Kabul per assistere i feriti c'è anche Emergency: "Al momento abbiamo già ricevuto 26 feriti, quasi tutte ragazze tra i 12 e i 20 anni, mentre una persona era già morta all'arrivo," ha raccontato Marco Puntin, Programme coordinator di Emergency in Afghanistan. L'organizzazione ha in città uno dei suoi due centri chirurgici per assistere i feriti di guerra. "Siamo estremamente preoccupati da questa escalation di violenza che ha colpito Kabul e altre zone del Paese nelle ultime settimane, dopo l'annuncio del ritiro delle truppe Nato" - ha detto Puntin.
Dopo un anno dagli accordi fra Stati Uniti e talebani, siglati a Doha lo scorso 29 febbraio, e dopo diversi mesi di negoziati con il governo afgano, non c'è stata nessuna tregua per la popolazione, sottolinea l'ong: secondo la missione delle Nazioni Unite Unama, il numero delle vittime civili nel primo trimestre del 2021 e' già tornato ai livelli del 2019, cancellando le speranze suscitate dalla diminuzione delle violenze registrata a inizio 2020.