Padre Dall'Oglio, il gesuita italiano scomparso a luglio del 2013 in Siria, fu con tutta probabilità "subito ucciso". Lo riporta il Corriere della sera, che ha incontrato a Raqqa le persone che erano con lui le ultime ore prima che si perdessero le sue tracce. Un rapimento sul quale si è detto tutto e il contrario di tutto. La mattina di quel 29 luglio 2013 padre Paolo Dall'Oglio aveva appuntamento con Abu Lukhman (governatore di Raqqa) alle 9, ma era nervoso. "Se non esco dopo tre ore sappiate che sono stato rapito. Se dopo tre giorni non sapete nulla fate un comunicato pubblico", dice ai suoi contatti locali. Da quel giorno di lui nessuna notizia.
Eyas Daes, il giornalista locale che aveva accompagnato padre Dall'Oglio attraverso le zone curde nel Nordest siriano, sino a Raqqa, raccomnta al Corriere: "Paolo l'anno prima era stato espulso dal governo di Damasco, che lo accusava di attività sovversive assieme ai terroristi islamici. Ricordo il suo dispiacere per avere dovuto abbandonare Mar Mussa, il monastero dedicato al dialogo interreligioso in mezzo al deserto, che lui aveva ricostruito con le sue mani vent'anni prima. Adesso era rientrato in Siria dall'Iraq, alla frontiera non serve il visto delle autorità di Assad. Cercammo di dissuaderlo in tutti i modi.
"Non tornare da quelli dell'Isis, ti ammazzeranno senza dubbio, magari dopo averti torturato', gli dicevamo. Lui però fu irremovibile. Così lo accompagnammo anche al secondo appuntamento. Non è più tornato e noi non abbiamo atteso tre giorni per denunciarlo al mondo. Per quello che sappiamo è sicuramente morto, probabilmente ucciso molto presto, nelle prime settimane, se non addirittura le prime ore del suo rapimento".