"La fine di un incubo"

Sergio Zanotti torna a Brescia: "Se non fosse stato pagato un riscatto non sarei qui"

L'imprenditore rapito in Siria nel 2016 racconta la prigionia nelle mani di militanti di Al Qaeda e la fine di un incubo

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"Se non fosse stato pagato un riscatto non sarei qui", conferma Sergio Zanotti, l'imprenditore bresciano tornato a casa dopo essere stato per tre anni nelle mani di Al Qaeda in Siria. "E' la fine di un incubo", aggiunge davanti alle telecamere nel bar centrale di Marone. E assicura, fissando i giornalisti con due grandi occhi azzurri su un volto ancora provato:"Non tornerò mai più in Paesi musulmani". Prima di iniziare a raccontare la sua disavventura, conclusasi con un lieto fine.

Dal viaggio d'affari in Turchia alla prigionia in Siria "Quello che mi è accaduto è nei verbali della Procura di Roma", premette Zanotti, prima di iniziare a raccontare quanto gli è accaduto. "Ero andato in Turchia per comprare dinari antichi da rivendere in Europa; il sequestro è iniziato durante un viaggio in taxi nella regione di Hatay, a pochi chilometri dal confine con la Siria: due uomini armati sono saliti in auto e hanno detto al tassista di guidare. Poi mi hanno addormentato e mi sono risvegliato il giorno dopo".

"Volevano convertirmi all' Islam, volevano che leggessi il Corano. Mi sono sempre opposto, - continua Zanotti. - Ma non sono stato trattato male, non ho subìto violenze. Il gruppo che mi ha sequestrato era composto da molti giovani. Tranne i capi, si muovevano tutti a volto scoperto. Parlavano a gesti o pronunciavano qualche parola di inglese. Durante i video mi preparavano dei fogli scritti in stampatello e in italiano con tanti errori".

Il momento più brutto? "A novembre di due anni fa. Non so in quale luogo fossi perché ho cambiato almeno dieci prigioni. Ho sentito che sparavano. Erano probabilmente russi. Temevo che potessero entrare e ho pensato di morire.

Il momento più bello, ovviamente, l'annuncio della liberazione. "Go Italy", gli hanno iniziato a gridare i carcerieri. "Oggi non lo rifarei più, - conclude - dovevo capire che era una cazzata. Ho maledetto per tre anni quel giorno in cui ho deciso di partire".