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Nuovo "Piano lupo": esclusi gli abbattimenti, previste 22 misure di gestione

Il nuovo programma del ministero dell'Ambiente prevede regole che puntano "alla conservazione" dell'animale e a "minimizzare il suo impatto sulle attività dell'uomo"

agenzia

I lupi italiani possono stare tranquilli: il ministero dell'Ambiente ha infatti elaborato il nuovo "Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia" che non prevede più gli "abbattimenti controllati" che, contenuti nel precedente piano del 2017, avevano provocato polemiche e proteste. Escluse le uccisioni, vengono invece previste 22 misure che puntano "alla conservazione" del lupo e a "minimizzare il suo impatto sulle attività dell'uomo".

Esclusa la riapertura della caccia - Il precedente piano del 2017 aveva provocato accese discussioni e proteste di cittadini e ambientalisti tanto che poi il provvedimento era stato congelato nella Conferenza-Stato-Regioni. Esclusa, dunque, la riapertura della caccia, rimangono invece tutte le altre misure per permettere la convivenza fra lupi e bestiame.

Il nuovo piano - Il nuovo piano, che sostituisce quello in vigore del 2002 ed è stato consegnato alla Conferenza Stato-Regioni per l'approvazione, prevede 22 azioni che puntano "alla conservazione" della biodiversità ma anche a "minimizzare il suo impatto sulle attività dell'uomo". Fra gli interventi, a quanto si apprende, sono allo studio misure sperimentali sull'esempio di alcuni Paesi europei.

La presenza di lupi in Italia - Il documento di 55 pagine, redatto dopo consultazioni con Regioni, Province Autonome, Ispra e portatori di interesse, aggiorna al 2017-2018 la stima della distribuzione della popolazione di lupo sulle Alpi aumentata a 293 individui rispetto ai 100-130 indicati nel 2015 mentre sugli Appennini la stima è confermata in 1.580 animali in media con i valori compresi tra 1.070 e 2.472. In Italia, come ricorda il Piano, è presente circa il 9-10% della consistenza del lupo a livello europeo (tolta la Russia) e il 17-18% a livello comunitario. In sostanza, è quasi triplicata in tre anni la presenza dei lupi sulle Alpi. 

Più coinvolgimento per il ministero - Dal nuovo piano emerge che il ministero dell'Ambiente rafforza e allarga il proprio coinvolgimento: ad esempio sostiene il monitoraggio di questo predatore attraverso il supporto tecnico dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) in modo da avere dati più affidabili (in assenza di un censimento preciso) e punta a una maggiore informazione e comunicazione pubblica dell'impatto dei cani vaganti e degli ibridi lupo-cane sulla conservazione della specie. 

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