la grande sfida

Zingaretti: "Se alle Europee si supera il 18%, il Pd è tornato"

L'obiettivo minimo sarebbe il sorpasso sul M5s, proprio per consolidare un ritrovato bipolarismo centrodestra-centrosinistra

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Per il neo segretario del Pd, Nicola Zingaretti, la "grande sfida", quella di essere tornati "protagonisti" della storia politica italiana, è "già vinta". Ma ora, dopo la sconfitta alle Politiche, il leader Dem fissa il traguardo per le Europee: superare quel 18% raggiunto il 4 marzo 2018 con Renzi. "A me va benissimo un risultato sopra quello - dice - perché vuol dire che siamo qua e siamo tornati".

In realtà, l'obiettivo minimo, o per lo meno quello sperato (dato per irraggiungibile il 40,8% toccato proprio dall'ex premier alle Europee 2014), è il sorpasso anche a Bruxelles sul M5s, proprio per consolidare un ritrovato bipolarismo centrodestra-centrosinistra. La legge elettorale che compone il Parlamento Ue, poi, essendo proporzionale, per il Pd e la "lista aperta e allargata" voluta da Zingaretti, ha il vantaggio di disegnare una competizione con la sola Lega e non con tutta la coalizione, come è stato alle ultime Regionali. Ecco perché, chi come Carlo Calenda, fissa più ottimisticamente il traguardo oltre il 30%, pensa addirittura di poter avvicinare il Carroccio.

"Confronto aperto con Speranza" - Per chi tra i Dem lavora alle liste (Paola De Micheli ed Enzo Amendola in testa), servirà un mix di qualità, novità e radicamento sui territori per far bene. In quest'ottica prosegue il confronto con gli alleati. Anche con gli ex di Art.1. Con Speranza e compagni, ribadisce infatti il segretario, "c'è un confronto aperto, c'è una famiglia europea che è la stessa e ho detto: 'aiutiamoci a costruire insieme liste nuove e aperte alla società". "Loro faranno un congresso, hanno scelto di fare un altro partito e rimarranno un altro partito - sottolinea - . Ma per superare la soglia del 4%, se c'è voglia di arricchire la lista, va bene".

Contro i populisti - Gli avversari, per il leader dem, rimangono i populisti. Ecco perché le vittorie dei candidati europeisti in Slovacchia e di quelli antisovranisti nelle amministrative in Turchia sono "segnali importanti" e le prossime elezioni europee "saranno l'inizio della fine del populismo e dei sovranismi. E l'Italia - assicura - sarà parte di questo rinascimento della democrazia occidentale".

"il governo litiga, ma pagano gli italiani" - Zingaretti, nel giorno in cui l'Ocse gela l'Italia, continua il suo attacco frontale al governo: "Riassumendo - scrive su Facebook - giovedì 28 marzo: lite M5s-Lega sull'economia, flat tax e cantieri; venerdì 29: lite su revenge porn e armi facili; sabato 30: lite su famiglia, adozioni e Legge 194; domenica 31: lite 5Stelle-ministro dell'Economia Tria su mancata firma del decreto Banche oltre alla finta pace Salvini-Conte all'ombra dei cipressi in una villa fiorentina; lunedì 1 aprile: l'Ocse certifica che l'economia italiana sprofonda sotto lo zero. Ecco i risultati di questa guerriglia quotidiana all'interno del governo. E alla fine pagano gli italiani", attacca. Martedì il leader Dem aprirà, come fatto da Maurizio Martina all'indomani della sua nomina a segretario, le porte del Nazareno ai segretari di Cgil, Cisl e Uil, per provare a costruire insieme a loro "l'alternativa".