Ancora tensione nella maggioranza, questa volta sulle banche. Ad agitare le acque, a pochi giorni dal varo della Commissione parlamentare d'inchiesta bis, è il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, che accusa: "Attaccare le banche mina l'interesse nazionale". A stretto giro lo frena proprio il premier, Giuseppe Conte, che chiede "lucidità" ai suoi ministri, spiegando che "non mi sembra ci siano i presupposti per parlare di attacco alle banche".
"Attaccare le banche mina l'interesse nazionale" - Passando poi alla questione delle banche, Tria ha ribadito che "attaccare il sistema del credito italiano, mettere in dubbio la sua solidità ma anche la sua resilienza e porre un sospetto su questo, significa avallare una delle campagne europee che ci stanno attaccando e mettendo in difficoltà". Una condotta che contribuisce a "minare l'interesse nazionale, nel momento in cui stiamo negoziando come arrivare all'unione bancaria".
Conte: "Restiamo lucidi" - Immediata la replica del premier, Giuseppe Conte, che chiede "lucidità" ai suoi ministri. E spiegando che "non mi sembra ci siano i presupposti per parlare di attacco alle banche", assicura che il decreto crescita sarà portato in Cdm "in settimana". E intanto sottolinea che "sicuramente adesso dobbiamo varare e licenziare al più presto il decreto per i truffati".
Nessuna manovra correttiva - Tria ha poi parlato anche della situazione finanziaria dell'Italia. "Nessuno ci chiede una Manovra correttiva. Non abbiamo spazio per una legge di bilancio espansiva, ma certamente non si possono fare manovre restrittive", ricordando che "in questi giorni saranno approvati i decreti sblocca-cantieri e le misure necessarie per contrastare la stagnazione. Spero anche prima del Def (Documento di economia e finanza)".
"Rischio crescita zero c'è" - "L'Italia - ha però ammesso - è a rischio crescita zero nel 2019. Per questo bisogna portare a casa al più presto, e senz'altro entro il varo del Def, il decreto sblocca-cantieri e il decreto crescita, con l'obiettivo di dare ossigeno a una economia sempre più anemica".
"La stabilità economica dipende da quella sociale" - Secondo il ministro, "si è fermato il motore dell'Europa, la Germania, e la parte produttiva dell'Italia legata al manifatturiero della Germania". La fase della globalizzazione che stiamo vivendo è "caratterizzata dalla iperconnettività, che ha portato alla polarizzazione della crescita e all'aumento delle disuguaglianze economiche. L'impatto di una crescita così squilibrata si ha nei Paesi, non c'è stabilità finanziaria senza stabilità sociale".
"Il Paese vuole liberarsi" - "Penso che ci sia una spinta nel Paese che si vuole liberare - ha proseguito Tria - una spinta a non piangersi addosso e non bisogna mettere le briglie addosso a questo, non e' che se uno tenta di fare una cosa, si deve pensare subito perché lo fa?". In Italia "si è legiferato solo per le patologie della Pubblica amministrazione, ma non per la fisiologia, per il normale funzionamento delle amministrazioni e del privato".
"La Germania, motore d'Europa, è ferma" - Secondo il ministro, il "rallentamento della crescita in Europa", è dovuto al fatto che "si è fermato il motore, la Germania", e quindi "si è fermata anche la parte più produttiva dell'Italia, quella del manifatturiero che esporta". Per Tria il problema di fondo è che l'Italia "da dieci anni cresce un punto percentuale in meno del resto d'Europa, significa che la nostra economia è allo 'zero' mentre la Germania riesce a rimanere allo 0,7-0,8%".