Sono davvero poche le fabbriche di auto a vantare, come Citroen, un curriculum così denso d’innovazioni e lungimiranza sociale, con un occhio particolare alle condizioni di vita delle donne. Punto fermo dell’azienda: il comfort di vita a bordo, che va dalle prime sospensioni idropneumatiche a quelle attuali a smorzatori idraulici. Per il suo centesimo compleanno, Citroen ha in cantiere tante iniziative: un mega raduno parigino, cui parteciperanno non meno di 10.000 collezionisti; un libro da collezione, con le foto di 100 anni di pubblicità; una serie speciale Origins.
André Gustave Citroen nasce a Parigi nel 1878 da una ricca famiglia di gioiellieri olandesi, trasferitasi in Francia nel 1873. In origine erano commercianti di frutta, il cognome infatti ‒ come dʼuso all’epoca nei Paesi Bassi ‒ poteva indicare la professione, in questo caso “Limoenmann” (lʼuomo dei limoni), che in francese divenne Citroen. La dieresi sulla “e” fu aggiunta in seguito. Attratto dalla tecnologia, André non abbraccia il campo dell’oreficeria e si diplomò allʼEcole Polytechnique. Nel 1900, dopo un viaggio in Polonia (la madre era polacca), acquista i diritti di un brevetto: un particolare ingranaggio, con i denti a cuspide, la cui forma sembra una “V” rovesciata, simbolo che formerà poi il logo della futura azienda automobilistica.
Gli affari vanno a gonfie vele (tuttora le strutture industriali di una certa importanza, come le turbine delle centrali nucleari, utilizzano questi ingranaggi), ma André è attratto dall’emergente universo delle automobili e acquista la malmessa fabbrica dei fratelli Mors, la rimette in sesto e la porta in attivo. Va anche in America e visita gli stabilimenti Ford, restando sconcertato dalle pesanti condizioni di lavoro degli operai. Passano un paio d’anni e nel 1914 la Francia entra in guerra: la fabbrica Citroen deve essere riconvertita per la produzione bellica. Le capacità di André portano la fabbrica alla sbalorditiva capacità produttiva di 50.000 granate al giorno, ma c’è un particolare non trascurabile: gli uomini sono tutti al fronte e alle linee di montaggio ci sono solo le donne e se la cavano alla grande.
Il rispetto di Mr. Citroen per le donne è ai massimi livelli e fa di tutto per rendere la fabbrica un posto vivibile: realizza e mette a disposizione i primi carrelli elettrici, crea mense aziendali, laboratori medici con ginecologi e sala parto, asili nido per la prima e seconda infanzia, strutture ricreative e persino un cinematografo. Un vero precursore dell’emancipazione femminile e lavorativa, tanto che anche con la fabbrica riconvertita alle auto resteranno tantissime iniziative, uniche per l’epoca: 5 giorni lavorativi per 8 ore quotidiane, la tredicesima, le ferie pagate e il pensionamento a 60 anni.
Nel 1919 André si ributta nel ramo auto, con una vera rivoluzione tecnologica. All’epoca le automobili erano solo prodotti super lussuosi, per una ristrettissima elité di persone. Consistevano in un telaio motorizzato, che doveva essere carrozzato, e Citroen fece come Ford con la “Model T”: realizzò la prima auto di serie dell’epoca ‒ la “Type A” ‒ fornita chiavi in mano, che costava quanto la ruota di un’auto normale! A differenza della Model T Ford, che era solo nera e con allestimento standard, la Citroen Type A (ne sono state prodotte più di 23.000), era assemblata in 16 tinte diverse e aveva svariate possibilità di personalizzazione.
La verve innovativa della Casa francese ha seguitato a creare delle vere e proprie anteprime tecnologiche, che hanno influenzato la produzione mondiale. Nel 1934 nasce la Traction Avant, prima auto al mondo a trazione anteriore e scocca portante, e nel 1936 è la volta della “2 CV”, nata per scorrazzare su strade e terreni impervi, l’auto per i contadini francesi ma apprezzata anche dalle classi più ricche e dai giovani. Non possiamo tralasciare l’intramontabile DS, disegnata dall’italiano Flaminio Bertoni, che nel 1955 costava un milione di franchi. Una tradizione basata sull’innovazione e arrivata fino ad oggi.
Altro aspetto rivoluzionario di casa Citroen è il lungimirante approccio pubblicitario. Resta famosa la decisione d’illuminare la Torre Eiffel, su consiglio dell’italiano Fernando Jacopozzi, che poi realizzò l’impresa. Furono necessarie migliaia di lampadine e chilometri di cavi, posizionati con l’aiuto di militari e acrobati, ma il nome Citroen rimase stampato a caratteri luminosi, e per molti anni, sulla celebre torre. Altra impresa non da poco: nel 1922 un pilota acrobatico scrisse con scie di fumi il nome Citroen sul cielo di Parigi.