Benjamin e David Nathan, due fratelli di 11 e 14 anni, sono morti dopo essere precipitati dall'ottavo piano di un caseggiato in via Quirino di Marzio, alle periferia di Bologna, sabato mattina intorno alle 11. I loro corpi sono stati trovati in cortile dai vicini di casa, che hanno avvertito la famiglia. In casa al momento della tragedia era presente solo il padre.
Il padre: "Una tragica fatalità" - L'uomo, Eitz Chabwore, era solo in casa con loro. Avrebbe detto di averli sgridati, poco prima, per un motivo banale: andati a fare la spesa, non avevano riconsegnato tutto il resto del denaro che gli aveva dato. Poi ha detto di essere andato in bagno per fare la doccia e che poco dopo gli ha suonato un vicino, avvertendolo che i figli erano caduti di sotto. Non si sa come questo sia successo, non essendoci testimoni della scena. "Mio marito è una persona amorevole", ha confermato Lilian Dadda, anche lei sentita a lungo dagli inquirenti e raggiunta al lavoro dalla tragica notizia. La coppia, di origine kenyota e in Italia da diversi anni, ha altri due figli, un maschio di due e una femmina di otto anni.
In tanti, tra i condomini, sono ancora sconvolti. In diversi si sono accorti del rumore della caduta, nessuno ricorda di aver sentito grida. I due ragazzini sono precipitati da un balcone alto circa trenta metri. Qualcuno ha riferito di aver visto il padre affacciarsi poco dopo.
Il padre delle due vittime è un operatore sociosanitario, la madre fa la parrucchiera ed è stata raggiunta al lavoro dagli agenti delle volanti. Entrambi i genitori sono stati portati negli uffici della Questura per accertamenti e per rispondere alle domande. A lungo la Scientifica ha lavorato in via Di Marzio alla ricerca di tracce, a terra e nell'appartamento. Un vicino ha raccontato però ai cronisti un fatto su cui sono in corso approfondimenti: lo scorso anno il padre avrebbe chiuso i bambini in bagno e sarebbero intervenuti i vigili del fuoco per salvarli. La famiglia era ospite in un appartamento, ora sotto sequestro, di proprietà di una onlus, il Servizio accoglienza vita, fondata anni fa per accogliere persone con donne che non volevano abortire e che chiedevano aiuto, ma diventata poi nel tempo una realtà di accoglienza piu' ampia, in convenzione con i servizi sociali.