"Gli spaghetti alla bolognese non esistono". Dopo la crociata del sindaco Virginio Merola contro il piatto inventato, la conferma è arrivata dall'ambasciatore americano a Roma. Si sta quasi trasformando in un affare diplomatico la campagna avviata via Twitter poco tempo fa, dal primo cittadino di Bologna.
"Cari cittadini - scriveva sul social network - sto collezionando foto di #spaghetti alla bolognese in giro per il #mondo, a proposito di fake news. Questa arriva da Londra" e, per completare l'operazione, ha postato l'immagine di una lavagna fuori da un locale della capitale britannica, con scritto "specialità della casa, spaghetti bolognese, 6.95 sterline". E concludeva: "Se potete inviatemi le vostre". Le risposte fioccano, con foto da varie parti del mondo. Merola lancia poi la provocazione di collezionarne tante per allestire una mostra.
La notizia ha attirato l'attenzione degli stranieri e il sindaco è stato interpellato dal britannico "Telegraph". "E' strano essere famosi in tutto il mondo per un piatto che non è nostro" raccontava Merola al giornalista inglese, che in nome dei suoi connazionali, avvezzi a ingurgitare i succulenti spaghetti nella convinzione che si tratti davvero una ricetta esotica, ha voluto vederci chiaro. Il concetto che "alla bolognese" fosse una totale invenzione sembrava passato. Merola, dopo l'intervista e l'appoggio dell'Ambasciata americana, pensava di aver vinto. Invece è arrivata la replica del portavoce del Comitato per la Promozione della Ricetta originale degli Spaghetti bolognesi: "Basta inesattezze da sindaco, sono citati in documenti storici".
Il comitato, guidato dall’avvocato Gianluigi Mazzoni e dallo chef Stefano Boselli, sta portando avanti dal 2016 un processo di comunicazione per riabilitare e promuovere questo "piatto della tradizione e allo stesso tempo brand internazionalmente riconosciuto", proponendo una una ricetta che riguarda gli spaghetti e la nostra città. "Lo stesso Comune di Bologna – afferma Mazzoni – li preparava nel 1800 a sostegno delle classi meno protette, il nostro sindaco dovrebbe ricordare questo piatto dal valore storico e sociale invece di attaccarlo".
La querelle non è per nulla risolta, insomma. Poco importa, se all'estero quei menù con la scritta a caratteri cubitali "Spaghetti alla bolognese" suscitino più di un sorriso. Se vadano conditi col ragù o con la salsa di pomodoro, al dente o col soffritto è un'altra questione. Per ora gli spaghetti alla bolognese devono ancora trovare il diritto all'esistenza.