Nato in Francia da genitori senegalesi, cittadino italiano dal 2004 dopo aver sposato una bresciana dal quale era separato, a Ousseynou Sy, detto Paolo, 47 anni, l'autista dello scuolabus della tentata strage di San Donato (Milano), nel 2007 era stata sospesa la patente per guida in stato di ebbrezza. Un episodio del quale però non venne a conoscenza la società per cui già lavorava all'epoca, la Autoguidovie: l'uomo si mise infatti in malattia. Nel 2018 la condanna a un anno e mezzo per violenza sessuale ai danni di una 17enne nel 2010, con pena sospesa. Un "gran lavoratore, nessun segno di squilibrio" per i colleghi, anche se la separazione e l'allontanamento dai due figli (18 e 13 anni) lo avrebbero segnato. "Diceva di aver perso tre bimbe in mare e che dovevamo morire anche noi, bruciati", il racconto ai carabinieri degli studenti tratti in salvo da quel folle piano.
Secondo gli investigatori, il 47enne era stato trovato in stato di ebbrezza alla guida di un'auto a Brescia, nel 2007, e si è poi messo in malattia non comunicando l'accaduto all'azienda. Per quest'ultima Sy lavorava da 15 anni, dapprima come addetto alle pulizie e poi, in considerazione del buon comportamento sul lavoro, come conducente dei mezzi.
Non vedeva i figli da anni, secondo le prime indiscrezioni; "li frequentava di tanto in tanto", raccontano i vicini. Il parroco, don Vittore Bariselli, a La Stampa rivela che "i ragazzi hanno tanto sofferto per la separazione; il padre non si era più vivo con loro". Quanto all'ex moglie italiana "anche lei da anni non aveva più rapporti con l'ex marito, era stata una separazione difficile", continua il sacerdote.
Questo, dunque, potrebbe nascondersi dietro il "lato oscuro" di Sy il dirottatore? Chi lo conosceva stenta a credere che con un coltello e una tanica di benzina abbia scatenato una mattinata di terrore sulla Paullese. "Porto i ragazzi in palestra e torno", aveva detto Sy ai colleghi prima di salire sullo scuolabus della tentata strage. Al volante i toni, invece, erano cambiati: "Non si salverà nessuno", gridava l'uomo ai 51 alunni sequestrati con i loro accompagnatori.