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Tav, nel 2016 la società di Ponti disse sì al potenziamento della rete ferroviaria in Svizzera

La relazione è stata redatta da alcune società di consulenza, tra cui la Trt Trasporti e Territorio di Marco Ponti, per conto dell'ufficio federale del trasporto svizzero

Il trasporto commerciale nell’arco alpino è un tema che il professor Marco Ponti e la sua squadra conoscono bene. Ponti è stato professore di Economia e Pianificazione dei Trasporti al Politecnico di Milano e, mentre lavora a titolo gratuito per il governo, è anche presidente della società Trt Trasporti e Territorio che svolge attività di consulenza per enti locali e società private ed è specializzata nella valutazione economica dei sistemi e delle politiche di trasporto, cioè le analisi costi-benefici.

È dal 2016 che la Trt studia il sistema dei flussi del traffico merci transalpino da Ventimiglia a Wechsel, un passo interno all'Austria. Da allora a oggi la società ha infatti, tra i suoi clienti, un organismo congiunto dell’Ufficio federale del trasporto svizzero e della direzione generale mobilità e trasporti della Commissione europea, il Cross Alpine freight transport (Caft), per il quale collabora, come consulente, al progetto Alpine Traffic Observatory (Osservatorio transalpino) con la finalità di collezionare dati e informazioni da rendere disponibili al Comitato di trasporto terrestre Europa-Svizzera, i dettagli sono pubblicati sul sito aziendale della Trt nella sezione “servizi”. Francia, Svizzera e Austria hanno iniziato a collaborare all’Osservatorio dal 1999.

Alla redazione del rapporto annuale 2016 dell’Osservatorio euro-elvetico, pubblicato sul sito dell’Ufficio dei trasporti svizzero, hanno collaborato per Trt Enrico Pastori e Giancarlo Bertalero (attualmente non più in organico, stando al sito aziendale). Nel documento si evidenzia l’impatto sui volumi di traffico delle “restrizioni sull'infrastruttura ferroviaria” che inducono a ipotizzare che “i volumi di trasporto per ferrovia in Svizzera saranno piuttosto al ribasso” in futuro. Non ci sono consigli di policy ma si sottintende un potenziamento infrastrutturale.

"Quella non è un'analisi costi-benefici, ma sull'impatto, che si basa su analisi di valora agigunto che non hanno nulla che fare con l'analisi costi-benefici" , si difende il professor Ponti e aggiunge che quel tipo di rapporto "non misura i costi, ma il traffico, l'occupazione e l'impatto sulle imprese".

Fatto sta che nel documento in questione la Trt, insieme ad altre società di consulenza, ha evidenziato che in Svizzera "i volumi del trasporto merci ferroviario transalpino sono aumentati del 56%, con un forte incremento al Sempione, reso possibile grazie all'apertura della galleria di base del Lötschberg nel 2007 e grazie ai lavori di costruzione a sud della galleria del Sempione". Proprio per questo la Confederazione svizzera è pronta ad accogliere il il traffico merci dalla Francia e dai paesi dell'Est se l'Italia dirà di no alla Tav e creare sul suo territorio una fitta rete di infrastrutture. Il governo svizzero sarebbe pronto a mettere in campo 11,9 miliardi di franchi, pari a 10,5 miliardi di euro, da investire in 200 interventi sul territorio.

Secondo il commissario alla Tav Paolo Foietta se questo dovesse avvenire, "l'Italia non avrà più una dorsale, ma dei rami appesi ad altri Paesi".

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