Brenton Tarrant, il 28enne suprematista bianco che ha ucciso 49 fedeli riuniti in preghiera in due moschee della Nuova Zelanda, ha passato gli ultimi sette anni a girare per il mondo con lo zaino in spalla. Difficile immaginare il passato e l'infanzia di un killer così lucido e spietato che, in questa foto estrapolata dal suo profilo Facebook, posava in braccio al suo papà, coi riccioli biondi e un sorriso accennato a chi li stava ritraendo.
Cresciuto in una zona rurale australiana, a Grafton, nel sud est del Paese, Tarrant se ne è andato via subito dopo la morte del padre, Rodney, avvenuta quando aveva circa 20 anni. Da allora ha cominciato a viaggiare. Nel suo cosiddetto "manifesto" ha scritto di aver racimolato dei soldi col commercio dei bitcoin. Numerosi i Paesi visitati, compreso il Pakistan e persino la Corea del Nord, come testimoniato da un fotografo che lo avrebbe incontrato proprio lì. Ma sono gli attacchi terroristici cha hanno colpito l'Europa tra il 2016 e il 2017 ad alimentare la sua ideologia neonazista e l'odio per i musulmani. "Dev'essergli successo qualcosa durante quei viaggi" - commenta incredulo chi se lo ricorda dai tempi della scuola.
Una sua amica australiana, che non lo vedeva da anni, racconta che, prima di partire, Tranton lavorava come personal trainer ed era ossessionato dalla forma fisica.
Nel suo manifesto contorto, Tarrant si descrive come un "comune uomo bianco", nato da una umile famiglia della classe operaia, di origini scozzesi, irlandesi e inglesi. Racconta di non aver avuto interesse a frequentare l'università dopo la scuola. Suo padre, Rodney, atleta professionista, morì di cancro ad appena 49 anni, nel 2010, mentre la madre e la sorella dovrebbero vivere ancora lì.
Dopo aver visitato il Pakistan, su Facebook scrisse questo post: "Un posto incredibile, popolato dalle persone più oneste, ospitali e di cuore, al mondo". Il Pakistan è a maggioranza musulmana.