Corrado Guzzanti sarebbe vittima di un raggiro durato oltre 10 anni, operato ai suoi danni da Valerio Terenzio Trigona, suo manager e socio, e sopratutto amico. L'attore e comico lo accusa di averlo truffato per almeno 400mila euro, ma la cifra potrebbe essere molto più alta. Il suo debito con l'erario è arrivato anche a 900mila euro e la casa di proprietà è stata pignorata dalla banca. In tribunale, Guzzanti non si nasconde e racconta il terribile periodo vissuto: "Ero in difficoltà anche a fare la spesa".
Come riporta il Corriere della Sera, Guzzanti racconta al pm Antonio Carlucci del tribunale Monocratico di Roma i momenti più difficili: "Per un lungo periodo ho avuto difficoltà a dormire per gli incubi e gli scoppi di pianto nel sonno. Questa cosa mi imbarazza ma per fortuna, grazie alla mia compagna che mi è rimasta sempre vicina a farmi coraggio, con molta lentezza ho ripreso a vivere. Ero in difficoltà anche a fare la spesa. Nel 2014 me la sono cavata con due o tre lavori che mi hanno permesso di guadagnare abbastanza per pagare le tasse e la casa e sono stati come una specie di terapia per ripartire. Poi nel 2015 è arrivato un nuovo progetto".
"Forte trauma emotivo" - L'attore spiega quindi che ogni volta che viene pronunciato il nome di Trigona, per lui "è una pugnalata al cuore. Il trauma emotivo, posso dire ora a cinque o sei anni di distanza, è stato più forte di quello economico e finanziario". Il manager avrebbe agito assieme al suo dipendente, e presunto complice, Cesare Vecchio. Il primo nella qualità di produttore degli spettacoli di Guzzanti, il secondo come amministratore unico della società Ambra srl.
Fiducia tradita - "Con Trigona - si legge nella denuncia dell'attore - era nata una collaborazione professionale che ben presto era diventata anche una intensa amicizia contraddistinta, ritenevo purtroppo a torto, da un rapporto di reciproca fiducia. E invece hanno svuotato sistematicamente i miei conti bancari con la incredibile accondiscendenza degli operatori di sportello".
La ricostruzione della vicenda - Conosciuto nel 1994 ai tempi della trasimissione Tunnel di Rai Tre, Trigona, già impresario di importanti cantanti del calibro di Dalla, Morandi, Ron, Vanoni, convince Guzzanti ad affidargli la gestione di una parte cospicua dei suoi guadagni per investirli in titoli tedeschi dai rendimenti elevati e certi. Ricevuta la delega a operare sui conti dell'attore, gli garantisce anche di occuparsi del pagamento delle relative imposte e mostra i possibili rendiconti e prospetti sui guadagni ottenuti con quegli investimenti che, a suo dire, sarebbero arrivati a 6,5 milioni di euro.
Il presunto raggiro - I guadagni, però, non arrivano e i bund tedeschi sono un'invenzione. Inesistente anche il conto di liquidità che Guzzanti crede di alimentare per le spese e dal quale Trigona, si legge nel capo d'imputazione, "effettua prelievi, dispone bonifici, effettua operazioni di giroconto e richiede assegni circolari", falsificando la firma dell'attore. A quel punto, Guzzanti si trova un debito di 900mila euro con l'erario.
Il pignoramento dell'abitazione - Trigona avrebbe anche convinto l'attore a saldare gli scoperti sul conto della sua Kipli Entertainment srl con gli introiti del film "Fascisti su Marte", tramite una fideiussione da 230mila euro. Ma il saldo non avviene e anzi, sfruttando la circostanza che le società Kipli e Amba dividono lo stesso indirizzo, il manager avrebbe intercettato tutta la corrispondenza e i solleciti, raggiungendo con la banca, all'insaputa di Guzzanti, un accordo per rateizzare il debito. L'attore si è quindi visto recapitare un decreto ingiuntivo di pagamento e in seguito il pignoramento della sua abitazione nel quartiere Prati di Roma.