Sesso con minore a Prato, la difesa ai pm: "Il 15enne sia interrogato"
Il test del Dna avrebbe già indicato il ragazzo come il padre biologico del bambino partorito alcuni mesi fa dalla donna. Gli inquirenti dovranno stabilire l'età del giovane durante i primi rapporti
I legali difensori della 31enne di Prato, indagata per atti sessuali con un 15enne a cui dava ripetizioni, hanno chiesto alla Procura di interrogare il giovane in "audizione protetta" con modalità di incidente probatorio. Il test del Dna avrebbe già indicato il ragazzo come il padre biologico del bambino partorito alcuni mesi fa dalla donna, la cui posizione sarà valutata anche in relazione all'età che aveva il giovane al momento degli atti sessuali.
Secondo l'avvocato difensore della donna, Mattia Alfano, l'interrogatorio in modalità protetta è una "normale procedura quando c'è un minore coinvolto". Se la Procura darà l'ok, il 15enne affronterebbe un'udienza a porte chiuse, in camera di consiglio davanti al gip e il suo racconto sarà prova valida per un processo futuro.
L'età del giovane al momento degli atti sessuali sarà un elemento chiave dell'indagine: se il primo rapporto è avvenuto quando il ragazzo aveva 13 anni, per la donna scatta il reato di violenza sessuale, altrimenti si procede per quello di atti sessuali con minori, che comporterebbe pene più leggere.
Intanto gli inquirenti cercano di fare la massima chiarezza possibile andando alla ricerca di nuovi testimoni, oltre ai diretti protagonisti e ai loro familiari. La squadra mobile è stata impegnata a reperire nuovi racconti nella cerchia dei conoscenti della donna. I sostituti Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli hanno attivato la polizia per acquisire nuovi elementi proprio sul piano delle testimonianze, mentre da pc e telefono si ricostruiscono ancora sequenze cronologiche e contenuti di sms e frasi in chat. Gli investigatori hanno sentito diverse persone vicine all'indagata, testimonianze che potrebbero ampliare la conoscenza dei fatti.
Tra gli accertamenti degli inquirenti c'è la circostanza se altri ragazzi andavano a ripetizione di inglese da lei. O se il 15enne sia stato l'unico suo studente. Inoltre secondo quanto emerge, potrebbe entrare a far parte dell'inchiesta la versione del marito della donna il quale ha riconosciuto legalmente come proprio il bambino nato (la coppia ha anche un figlio di 7 anni). Proprio i pm nell'interrogatorio avrebbero chiesto alla 31enne se il padre del figlioletto neonato sia il marito o il 15enne.
L'inchiesta, tuttavia, oltre alla paternità del bambino, si estende anche ai rapporti sessuali avuti dall'adulta con l'adolescente. In considerazione dell'età molto bassa del minore - e anche della durata del rapporto, che viene fatto partire dalla primavera del 2017 -, la legge esclude del tutto che vi possa essere consenso da parte di un minore ad avere rapporti sessuali, ciò per motivi di maturità psicologica, evidentemente non ancora raggiunta.
Quindi la posizione della 31enne può aggravarsi anche sotto questo profilo, considerato pure che la relazione sessuale è stata impostata facendo leva sul suo ruolo di educatrice a cui la famiglia, che la conosceva, aveva affidato il figlio per le ripetizioni.
La querela è stata presentata dalla madre del 15enne preoccupata per averlo visto incostante, distratto e inquieto fino a confessarle di essere divenuto padre, circostanza che ieri sarebbe stata confermata proprio dal test del Dna.
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