Il tatuaggio, in Italia, è una moda diffusa, condivisa, contagiosa. Lo dicono i numeri: il 12,8% di età compresa tra i 18 e i 44 anni è tatuato. Un dato in linea con la media europea, ma di gran lunga inferiore agli Stati Uniti, dove un terzo della popolazione ha almeno un tratto indelebile sulla pelle. A raccontare la storia e l'evoluzione del tattoo nel mondo ci ha pensato l'Università di Pisa, con uno studio che racconta l'evoluzione di questa antica arte in Occidente dalla preistoria a oggi.
Se una volta era simbolo degli schiavi e qundi portava con sé un'accezione negativa, oggi è qualcosa da esibire. Con "Sulla nostra pelle. Geografia culturale del tatuaggio' , gli autori Paolo Macchia ed Elisa Nannizzi ci guidano dentro un percorso storico e sociologico, pa facendo anche un censimento sui tatuatori italiani: quasi 2800, per lo più al nord (quasi il 60%, Lombardia in testa), davanti al centro Italia, mentre al Sud la presenza di queste imprese è meno di un quinto del totale.
Il libro rivela che "nella Grecia e nella Roma antiche il tatuaggio fu utilizzato come stigma per marchiare fuggiaschi o prigionieri di guerra: con la diffusione del Cristianesimo, che ripudiava ogni segno sul corpo perse la sua importanza, ma resistette durante il Medioevo dove fu particolarmente in voga fra i pellegrini. Per tutto il periodo moderno ha mantenuto un significato punitivo per identificare prostitute, criminali e schiavi". Nel Novecento i tatoo si riprendono la scena con i grandi cambiamenti politico-sociali: hippie, punk, biker e skin-head ostentano i loro simboli. Fino alle mode di oggi con calciatori, cantanti e personaggi dello spettacolo che li ostentano come trofei. "Oggi - spiega Macchia - la pelle è uno strumento di comunicazione che non parla più a un gruppo, ma al singolo e del singolo e dunque, dato che non esiste più un linguaggio codificato, per sapere cosa significa un tatuaggio, occorre chiederlo a chi lo indossa". Il libro ha anche una galleria di personaggi celebri tatuati: da Winston Churchill che aveva un'ancora sull'avambraccio in ricordo dei tempi passati come corrispondente tra Cuba, India e Sudafrica al presidente Usa Theodore Roosevelt che portava sul petto lo stemma araldico della propria famiglia.