Un Boeing 737 dell'Ethiopian Airlines, diretto a Nairobi, si è schiantato pochi minuti dopo il decollo da Addis Abeba. Tutte morte le 157 persone a bordo, di 35 nazionalità diverse. Tra le vittime ci sono anche 8 italiani: si tratta di quattro cooperanti, tre funzionarie Onu e dell'archeologo di fama internazionale e assessore della Regione Sicilia, Sebastiano Tusa.
L'ad di Ethiopian Airlines Tewolde Gebremariam sul luogo del disastro
Tusa era diretto in Kenia, per un progetto dell'Unesco, dove era già stato a Natale insieme con la moglie, Valeria Patrizia Li Vigni, direttrice del Museo d'Arte contemporanea di Palazzo Riso a Palermo. Tra le vittime anche il presidente di una Onlus con sede a Bergamo, la moglie e il tesoriere della stessa associazione, oltre a tre funzionarie delle Nazioni Unite.
Lo schianto sei minuti dopo il decollo - Lo schianto è avvenuto alle 8.44 locali, sei minuti dopo il decollo a una cinquantina di chilometri a sud della capitale etiope, vicino alla località di Bishoftu. I radar hanno evidenziato una "velocità verticale instabile" ed effettivamente il comandante ha contattato terra avvertendo che c'era qualcosa che non andava e ottenendo l'autorizzazione al rientro. Purtroppo, senza successo: dopo pochi secondi il Boeing si è schiantato al suolo. "L'esplosione è stata fortissima e le fiamme si sono propagate con una forza tale che non siamo riusciti ad avvicinarci", ha raccontato un testimonealla Bbc.
Vittime di differenti nazionalità - Le 157 persone a bordo, 149 passeggeri e 8 membri dell'equipaggio, erano di 35 differenti nazionalità. Un portavoce dell'Ethiopian Airlines ha comunicato che tra le vittime del disastro aereo ci sono 32 keniani e 17 etiopi, 18 canadesi, otto cinesi, otto americani, otto italiani, sette francesi, sette inglesi, sei egiziani, cinque olandesi, quattro indiani e quattro slovacchi.
Velivolo nuovo, consegnato a novembre - L'aereo della Ethiopian Airlines era un velivolo nuovo, consegnato alla compagnia aerea a metà novembre. "I controlli e la manutenzione di routine non hanno mai rivelato alcun problema", ha spiegato il ceo della compagnia, Tewolde Gebremariam. Le immagini dal luogo del disastro, un grosso cratere, fanno presupporre che l'impatto abbia praticamente disintegrato l'aereo, lasciando sul terreno piccoli pezzi di rottami, inun'area grande quanto un campo di calcio. In questo scenario potrebbe complicarsi la ricerca delle scatole nere, fondamentali per ricostruire le ultime fasi del volo. La stessa Ethiopian ha invocato pazienza.
"E' troppo presto per fare illazioni, ci saranno ulteriori indagini", ha spiegato Gebremariam, precisando che ci sarà l'assistenza di "tutte le controparti, inclusi il produttore Boeing, l'autorità dell'aviazione civile etiope e altri enti internazionali". Gli Stati Uniti invieranno un loro team, e anche l'Italia potrebbe chiedere di partecipare.
L'analogia con il disastro del Mar di Giava - Al momento emerge solo un'analogia con un altro disastro accaduto di recente. Il 737-8 Max precipitato è lo stesso modello dell'aereo della compagnia privata indonesiana Lion Air inabissatosi nel Mar di Giava lo scorso ottobre, con 189 persone morte. Anche in quel caso, pochi minuti dopo il decollo, da Giakarta. Ancora oggi non è stata stabilita la causa di quell'incidente, a parte un malfunzionamento ricorrente nei quattro voli precedenti effettuati da quell'aereo, nel sensore della velocità.
L'Ethiopian ha però chiarito che nel suo apparecchio non c'erano anomalie prima della partenza. Allo stesso modo, vari esperti di sicurezza ritengono prematuro confrontare i due incidenti fin quando non si saprà di più su quanto è successo nei cieli dell'Etiopia.