Si è detta "pronta a effettuare l'esame del Dna" la 31enne indagata a Prato per violenza sessuale ai danni di un 14enne e che cinque mesi ha dato alla luce un bambino. La donna si è recata in Questura accompagnata dal marito, dichiarando di "non avere nulla da nascondere" e definendosi "una mamma felicissima dopo aver scelto di tenere il piccolo". Per il legale della famiglia del 14enne, "la donna era chiaramente innamorata del ragazzino".
Secondo l'avvocato Roberta Roviello, che assiste il 14enne, "forse una paternità inventata potrebbe anche essere stato l'ultimo, disperato espediente della donna per incatenare il minore alla sua vita. Solo un'ipotesi, per il momento".
"Sono innocente e lo dimostrerò" - A fugare ogni dubbio sulla paternità sarà dunque il test del Dna. "Quella mossa contro di me è un'accusa terribile. Sono scioccata e non vedo l'ora di essere interrogata per chiarire tutto con i magistrati. Sono innocente e lo dimostrerò", ha dichiarato la donna al Corriere della Sera. All'epoca della denuncia da parte dei genitori, il ragazzino aveva rivelato che la donna, infermiera, gli dava ripetizioni di inglese e che "lo voleva sempre con sé", rivelandogli che era proprio lui il padre del figlio appena partorito.
Le indagini proseguono - Il procuratore di Prato, Giuseppe Nicolosi, ha precisato che le indagini "sono in una fase preliminare" e che "tutto va ancora accertato". Da parte sua, l'accusata si dice "tranquilla", ma afferma di "temere le chiacchiere e i pettegolezzi. Questa storia è sulla bocca di tutti, se si capisce chi sono poi non vivo più".