Passione, tenacia, tanta voglia di farcela e fiducia nelle proprie capacità. Il tutto, senza rinunciare all’amore della propria famiglia e rispettando nelle scelte professionali anche gli spazi del proprio compagno. Lo racconta con grande semplicità e naturalezza Silvia Foggetti, European Acquisition Manager del gruppo inglese David Lloyd Leisure. Tgcom24 l’ha incontrata e ne è nato un dialogo dedicato a tutte le donne.
Chi è Silvia Foggetti e di cosa si occupa?
Mi occupo di acquisizioni per David Lloyd Leisure, oltre ad essere rappresentante legale della società in Italia. Si tratta di un gruppo inglese che possiede e gestisce 114 club dedicati sia agli sportivi che alle famiglie (tutti con campi da tennis, piscine, spa, aree fitness e spazi dedicati ai bambini), di cui 99 nel Regno Unito. Sono sposata con due figli, ormai grandi. Durante il mio percorso, ho dovuto sacrificare in parte la mia vita lavorativa a favore della famiglia ma non ho mai abbandonato l’attività professionale, ho sempre avuto bisogno di sfide al di fuori del contesto familiare. Credo che per una donna sia fondamentale, non solo per un discorso di indipendenza economica ma, soprattutto, per una crescita personale.
Cosa ha studiato e cosa pensava di diventare da grande?
Ho frequentato il Liceo linguistico (anche se avrei voluto fare l’Istituto nautico… Mi sarebbe piaciuto intraprendere la carriera militare come mio padre ma all’epoca alle donne era preclusa). Mi sono laureata in Scienze Politiche nel 1988 a Trieste, con l’obbiettivo di intraprendere la carriera diplomatica, ma poi il corso della vita mi ha fatto prendere un percorso diverso che mi ha portato a dove sono ora.
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Come è arrivata nel Gruppo David Lloyd?
Nella mia carriera professionale ho avuto molti ‘stop and go’, anche perché ho seguito mio marito e appoggiato totalmente e con entusiasmo le sue scelte, che ci hanno portato all’estero. Ho iniziato lavorando in Electrolux Professional, un’esperienza che mi ha fatto crescere moltissimo e dove ho lavorato per circa dieci anni fino alla nascita della prima bimba (primo stop). Poi, per motivi professionali, mio marito è stato trasferito prima in Germania (scelta condivisa, che però ha comportato un secondo stop di quasi 2 anni) e in seguito in Spagna, dove è ricominciata la mia “rinascita professionale”. Durante i nove anni trascorsi in questo Paese ho sempre lavorato, dapprima collaborando con un professore dell’Università Complutense di Madrid e poi per il gruppo italiano Natuzzi (Divani&Divani). In Spagna mi ero organizzata con i bambini, ero presente ed è stato un periodo bellissimo anche nella vita familiare: loro andavano a scuola dal lunedì al venerdì e i fine settimana erano dedicati totalmente alla famiglia. Ho sempre lavorato nell’ambito del Marketing e della Comunicazione. La Spagna è stata importante anche per iniziare la relazione con David Lloyd Leisure: nel 2010, al mio rientro in Italia, una mia collega mi ha messo in contatto con una persona che stava cercando qualcuno che si occupasse di acquisizioni per la società inglese. Così è cominciato il mio percorso con questo fantastico gruppo, fantastico anche per l’approccio professionale con il mondo femminile, che nel nostro Paese non ho riscontrato altrove. Tra i quasi 9mila impiegati, è assolutamente normale trovare donne che ricoprono posizioni chiave. Inoltre, per il terzo anno consecutivo, il Sunday Times l’ha definita come una delle ‘Best 25 Big Companies 2019’, collocandola al decimo posto. Nel 2017 ho portato a termine positivamente la prima operazione di David Lloyd in Italia: a Milano San Felice è apparsa la prima insegna DLL nel maggio del 2017.
Ha incontrato difficoltà nel suo percorso professionale?
Difficoltà ne ho incontrate molte ma devo dire tutte superabili con la tenacia, un po’ di testardaggine e grazie al confronto con mio marito, che mi ha ascoltata nei momenti più difficili… Anche se alla fine posso dire che tutte le decisioni importanti le ho prese io! A volte noi donne tendiamo ad essere molto istintive e passionali: bisogna imparare ad essere un po’ più riflessive, senza però snaturare la nostra indole. Un ricordo che è sempre vivo, per la sensazione di frustrazione che ho provato, è stato al mio rientro dalla maternità dalla mia prima figlia. Ero Brand manager e ritrovai la mia posizione occupata da due persone: alla fine ero stata assente solo 7 mesi! È stato frustrante e ancor di più lo è stata l’incapacità di un responsabile che non si era preparato al mio rientro e mi ha “parcheggiato” per un breve periodo su una scrivania senza un ruolo definito. La situazione si è poi risolta positivamente e ho riavuto un ruolo che mi ha gratificato, però devo dire che è stato l’unico momento veramente di difficoltà che ho incontrato. Il resto sono state scelte, opportunità e a volte anche fortuna. Le differenze nella cultura italiana del lavoro ci sono, e ancora di più in questo particolare momento in cui ci sono alcune categorie di uomini che si sentono autorizzati a denigrarci perché abbiamo una visione diversa dalla loro.
Com'è riuscita a farcela?
Devo riconoscere che chi mi ha molto aiutato è stato il mio compagno di vita, che mi ha sempre appoggiato e accompagnato nelle scelte. Fondamentale è stata l’organizzazione della famiglia e dell’agenda. Le rinunce ci sono state da parte di tutti e due. Professionalmente fondamentale è stata la tenacia, il modo sempre positivo di affrontare le diverse situazioni, la sicurezza nelle mie capacità (e il riconoscimento anche di alcuni limiti), cercando sempre di affrontare i problemi in maniera serena. Non ho mai avuto paura di iniziare percorsi professionali diversi da quelli per cui ero preparata, affrontare sfide nuove che però si sono rivelate un successo.
Un consiglio alle donne che sognano di intraprendere un percorso analogo al suo?
Il consiglio che mi sento di dare è di rimanere sempre donne e noi stesse, con la nostra capacità di creare empatia con gli altri mantenendo sempre chiari gli obiettivi. Credo che il nostro grande errore sia cercare di imitare gli uomini: siamo diverse e la nostra diversità è la chiave del nostro successo. Importante è sapere esattamente cosa si vuole e dove si vuole arrivare e non vergognarsi se lungo il percorso si cambia idea e si cambiano gli obbiettivi, fa parte della propria crescita.