Altro che quote rosa

"Raggiungere i propri obiettivi senza scendere a compromessi"

Cristina Scocchia, Amministratore Delegato di KIKO, racconta a Tgcom24 il suo percorso professionale e il suo lato più femminile

© ufficio-stampa

Amministratore Delegato: un ruolo di cui spesso nemmeno si conosce del tutto il significato, ma che suona importante e decisivo. Quando si parla dei vertici di un'azienda, tanto più questa è importante e conosciuta, tanto più ci si immagina che a guidarla sia un uomo. Ma in questo caso a tenere saldamente le redini di una delle aziende del settore beauty più importanti a livello nazionale e internazionale è una donna forte, tenace e sensibile: Cristina Scocchia.

Cristina, che tipo di persona è lei? Come si definirebbe?
Mi definirei una donna che crede nel merito e nei valori: etica, trasparenza e generosità in primis. Al lavoro sono molto esigente come me stessa e con i miei collaboratori. A casa sono una mamma coccolona. È il ruolo che mi piace di più. 

Cosa ha studiato e cosa pensava di diventare da grande?
Mi sono laureata in Economia e Commercio alla Bocconi e successivamente ho conseguito un Dottorato presso l’Università di Torino. Ho sempre desiderato lavorare in un'azienda multinazionale. Ho iniziato in Procter & Gamble tre anni prima di laurearmi. Mi ricordo ancora il mio primo colloquio quando mi chiesero: “Come ti vedi fra 15 anni?” e io, con il coraggio e le sfrontatezza dei vent’anni risposi: “A fare l'Ad”. Non sapevo se ce l’avrei mai fatta ma era il mio sogno professionale. Mi piaceva l’idea di guidare un’azienda, avere un impatto sul business, sull’organizzazione e la cultura aziendale, unendo aspetti economici e dimensione umana.

Come è arrivata a KIKO? 
Ho trascorso 16 anni in Procter & Gamble, occupandomi sia di mercati maturi come l’Europa e gli Stati Uniti che di mercati emergenti come l’Europa dell’East, il Medio Oriente e l’Africa. È stata una crescita professionale multiculturale. Poi sono passata in l’Oreal come Amministratore Delegato di L’Oreal Italia: sono stati anni adrenalinici in cui ho potuto guidare il ritorno della società alla crescita di fatturato e di quote di mercato in contesto economico sfidante.

Cosa significa per una donna occuparsi di cosmetici in un ruolo aziendale?
Fare l’Amministratore Delegato comporta delle responsabilità che prescindono dal settore e dai prodotti di cui ci si occupa. Certamente poter svolgere questo incarico in un ambiente attraente come quello del beauty è particolarmente piacevole e interessante.

Quali difficoltà ha incontrato nel percorso professionale? 
Nella mia carriera, così come in tutte le carriere, ci sono stati momenti più facili e altri meno. Le difficoltà ci sono per tutti. Quello che fa la differenza nei momenti tosti è credere in sé stessi e dare il massimo con entusiasmo e resilienza.

Quanto è stato difficile farsi accettare nel ruolo di AD?
Ad essere sincera non è stato difficile. Ho conquistato questo ruolo iniziando dal basso, partendo in Procter&Gamble dal primo gradino di Assistant Brand Manager. Da li in poi è stato un percorso di crescita trasparente, uno scalino alla volta, con tanto impegno e passione per il mio lavoro. 

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La famiglia: un sostegno, ma anche tanto impegno. Conciliare è la parola d’ordine…
Sicuramente si. Nella vita non si può avere tutto ma si può tentare di conciliare tutto. Non è sempre facile e non ci sono ricette che valgono per tutti. Personalmente credo sia importante non pretendere di essere sempre perfette ed imparare a delegare laddove possibile. In ogni ruolo ci sono momenti chiave nei quali si deve essere presente e dare il massimo e altri che onestamente lo sono meno. Imparare a priorizzare e delegare è stato chiave per me. 

Un invito alle donne che subiscono soprusi nel mondo del lavoro 
Per le donne è più difficile fare carriera: primo, perché a causa di stereotipi e pregiudizi una donna deve sempre dimostrare più merito di un uomo; secondo, perché conciliare vita familiare e lavoro è oggettivamente più difficile per una donna. Detto questo, la cosa  importante è non lasciare che siano gli stereotipi a dirci chi dobbiamo essere o chi dobbiamo diventare. Se hai un sogno devi perseguirlo con tenacia e determinazione. Il primo modo per abbattere gli stereotipi è darei il meglio di sé. Quando questo non è sufficiente, allora è opportuno chiedere il supporto di qualcuno, che può essere il Responsabile HR in azienda o un network di donne on un mentor. L’importante è non scoraggiarsi mai.

Che cosa le piacerebbe che le donne con cui lavora dicessero di lei? 
Spero di essere un piccolo esempio di come si possono raggiungere i propri obiettivi professionali a prescindere dal punto di partenza, senza scendere a compromessi con i propri valori e conciliando famiglia e carriera.