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Lo sfogo di Achille Lauro: "Mi hanno dato del pagliaccio e omofobo, ora parlo io"

Attaccato per il suo intervento nello show di Pio e Amedeo e per alcuni commenti su Instagram l'artista risponde sui social 

"Non parlo tanto, non metto la mia vita privata in piazza sui social...", inizia così il lungo sfogo di Achille Lauro, che, proprio sui social, ha deciso di intervenire per rispondere agli attacchi ricevuti dopo la sua partecipazione allo show di Pio e Amedeo "Felicissima sera". "Ma in questi giorni di forte polemica, ho capito che devo farlo" continua l'artista: "L’ho capito quando mi hanno umiliato pensando che io sia un pagliaccio che si mette in mostra...".

Allo show dei due comici, travolti negli ultimi giorni dalle polemiche per il loro monologo sul "politically correct", Achille Lauro si è esibito in una sorta di  parodia della sua "Rolls Royce" trasformandola in "Fiat Punto", poi ha "commentato" con tre cuori il post di "mancate scuse" dei due comici. 

Tanto è bastato per metterlo alla gogna, proprio per il suo essere eccentricamente diverso e per i suoi travestimenti e le sue performance "spettacolari". Ed è per questo che il cantante ha deciso di intervenire: "L’ho capito quando mi hanno detto che il trucco è solamente appropriarsi di qualcosa che non mi appartiene. Ma il trucco non è solo trucco, è il mondo dove voglio portare le persone, è la mia volontà espressiva, è il colore e il vestito delle parole", ha detto Lauro che a Tgcom24, per il lancio del suo ultimo disco aveva ribadito lo stesso concetto: ""Quando io immagino una canzone, la vedo e proietto quello che ho in testa. Le canzoni non si ascoltano e basta, bisogna guardarle e io non faccio altro che mettere un vestito alle canzone... io non mi vesto e non mi travesto per fare successo o marketing, proietto solo il mio immaginario interiore, le mie emozioni. Per me le canzoni hanno un colore e questo significa che la musica si guarda anche...".

Poi l'artista ha continuato il suo sfogo con parole dure, citando situazioni e circostanze che lo hanno portato ai margini di una società, ancora incapace di accettare tutto ciò che vede come diverso. "L’ho capito quando per un commento riferito alla solidarietà su lavoratori dello spettacolo mi hanno dato dell’omofobo, dopo anni che mi danno del “frocio” pensando di offendermi!", aggiunge l'artista ricordando la sua posizione in prima linea proprio nella difesa dei diritti umani: "Da anni investo denaro, tempo e impegno per la tutela dei diritti umani, per i diritti delle persone abbandonate nelle carceri, per aiutare i bambini negli ospedali, per i ragazzi nelle comunità, per chi non ha una casa, per coloro che sono rimasti senza lavoro, per chiunque abbia bisogno di aiuto e per essere artefice e partecipe, nel mio piccolo, di una rivoluzione per cui la condizione sociale, culturale e umana delle classi deboli e discriminate possa cambiare definitivamente".

Dal Glam rock al Pop: il trip mistico di Achille Lauro nei generi musicali

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Dopo aver stregato l'Ariston l'anno scorso, quest'anno Achille Lauro è tornato protagonista di uno spazio creato apposta per lui. Durante le cinque serate di Sanremo 2021 ha infatti traghettato il pubblico in un viaggio tra i generi musicali. L'esordio è stato affidato al Glam rock, tra glitter e lacrime di sangue, accompagnato dalle note del suo brano "Solo noi". La seconda citazione, una lunga treccia rossa, era tutta per Mina. Sul palco con lui Francesca Barra e Claudio Santamaria che hanno ballato sulle note di "'Bam Bam Twist". Nella terza sera si è catapultato nell'antica Grecia con "Penelope" insieme ad Emma, per incarnare il più immortale dei generi: il Pop. Il quarto quadro di Achille Lauro è una performance con cui l'artista si presenta in scena in abito da sposa, seta e piume bianche, brandendo la bandiera italiana, tra un accenno all'inno di Mameli e la marcia nuziale: "Sono il punk rock, la cultura giovanile, San Francesco che si spoglia dei beni, Giovanna D'Arco che va al rogo, Prometeo che ruba il fuoco degli dei, l'estetica del rifiuto dell'appartenenza all'ideologia. Dio benedica chi se ne frega". Bacia Boss Doms sulla bocca, citando l'esibizione dell'anno scorso, poi canta "Me ne frego" e "Rolls Royce'" coinvolgendo Fiorello, in mantello nero e corona di spine.   L'ultimo quadro di Achille Lauro, nella quinta serata, è stato introdotto dal ballerino Giacomo Castellana dell'Opera di Roma. L'artista romano ha cantato la sua "C'est la vie", in un omaggio all'orchestra. Nel suo monologo conclusivo - dopo aver ascoltato gli audio originali con gli insulti che gli sono stati rivolti nel tempo da Red Ronnie, Matteo Salvini, Maurizio Gasparri, Valerio Staffelli -, a petto nudo e con delle rose infilzate nel petto sanguinante (le parole che feriscono), la consueta benedizione stasera e': "Dio benedica solo noi essere umani".   

E ricordando la madre aggiunge: "Mia madre mi ha educato insegnandomi che aiutare gli altri è una priorità e per chi ne ha la possibilità è un dovere". E infine conclude ricordando la sua condizione che per molto tempo è stata quelle di "emarginato": "Per chi non mi conosce ci tengo a ricordare che lo faccio da quando non avevo una lira, perché sono cresciuto tra gli emarginati e i reietti, perche so che vuol dire sentirsi diverso, mai compreso, solo. Quando per il mondo non sei nessuno" e invita tutti a guardare oltre, perché la verità non è sempre dove si pensa che sia e spesso si nasconde oltre le apparenze: "Attenzione perché la realtà non è solo quella che vedete su giornali e tv, e dietro quelle storie, molto spesso, ci sono vite vere fatte di sofferenza, valori e battaglie.

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