Mani bioniche sempre più simili a quelle umane: sensibili e precise nei movimenti e con tatto reale
Il ministro della Salute, Giulia Grillo: "La grande ambizione dal punto di vista politico è poter dare a tutti i cittadini che ne avranno bisogno questo tipo di protesi"
Sensibile e precisa nei movimenti, con un tatto reale che permette di sentire se si sta perdendo il contatto con un oggetto e, di conseguenza, di afferrarlo e capace di orientarsi anche al buio. È quanto è in grado di fare la mano bionica di ultima generazione. Frutto della ricerca italiana e internazionale, la mano e già impiantata in via sperimentale su vari pazienti (per periodi anche prolungati). I traguardi raggiunti in questo campo sono stati illustrati da esperti e pazienti al convegno "Mano bionica. Dalle origini della ricerca alle sperimentazioni su soggetti amputati" nella sede dell'Accademia dei Lincei a Roma.
Perché la nuova mano bionica possa essere disponibile sul mercato saranno però necessari ancora 4-5 anni. L'auspicio è che essa possa rientrare nei nuovi Livelli essenziali di assistenza. Un obiettivo indicato dallo stesso
ministro della Salute, Giulia Grillo: "La grande ambizione dal punto di vista politico è poter dare a tutti i cittadini che ne avranno bisogno questo tipo di protesi. Ovviamente ci saranno costi importanti e sarà necessario pianificare per capire come arrivare a tale risultato, ma dobbiamo avere un obiettivo ambizioso". Quanto al 'come' arrivarci, "l'Inail è a disposizione, ad esempio, e possiamo immaginare delle collaborazioni anche dal punto di vista dei finanziamenti, che sono ingenti". Insomma, "bisogna studiare una strategia perché la mano bionica - conclude Grillo - è una delle più grandi conquiste della Ricerca italiana e non solo, e di ciò dobbiamo essere orgogliosi".
Il
pioniere della
Biorobotica, Paolo Dario, docente di Robotica biomedica presso la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, lanciò l'ambizioso progetto di creare una protesi di mano a controllo neurale - basata su elettrodi impiantati nei nervi periferici di persone con amputazioni al braccio - alla fine degli anni Ottanta. "Sembrava fantascienza, ma oggi la connessione di una mano bionica al sistema nervoso è una sfida che abbiamo vinto e le nuove protesi bioniche consentono non solo di riacquistare l'utilizzo della mano, ma soprattutto di percepire le sensazioni provenienti dall'ambiente esterno", racconta l’esperto.
Tantissimi i passi avanti fatti da allora, come dimostrano due studi condotti dai ricercatori dell'Università Campus Bio-Medico di Roma, del Centro protesi Inail, della Scuola Superiore S.Anna di Pisa e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli-Università Cattolica presentati durante il convegno e pubblicati di recente sulla rivista
Science Robotics. Per i pazienti le nuove protesi rappresentano una svolta: "Ora ad esempio - spiega
Paolo Maria Rossini, responsabile clinico degli studi per l'Università Cattolica del Sacro Cuore - è possibile utilizzare nei pazienti questo nuovo tipo di tecnologie anche a lungo termine, ovvero per molti mesi". E per la
presidente della Società Nazionale di Bioingegneria, Maria Chiara Carrozza, "questo tipo di studi dimostra che l'Italia è uno degli avamposti in queste tecnologie, che contribuiscono al miglioramento del Servizio sanitario nazionale".
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