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Fausto Brizzi: "Ho scoperto cos'è la resilienza e la forza dell'amicizia"

Il regista ospite a "Verissimo" si racconta nella sua prima intervista televisiva con Silvia Toffanin

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Fausto Brizzi rompe il silenzio e a "Verissimo" si racconta nella sua prima intervista televisiva con Silvia Toffanin. "E' stato un anno complicato", dice il regista, che nonostante la risonanza che ha suscitato il suo caso, è riuscito comunque a scrivere e dirigere il suo ultimo film, “Modalità aereo”: "Il mio obiettivo era trovare l’umore giusto per scrivere un film divertente e questo lo era...".

A Silvia Toffanin Brizzi racconta di come la stesura del film, di cui Paolo Ruffini è co-autore di soggetto e sceneggiatura, oltre che attore protagonista, abbia avuto per lui un effetto terapeutico: "Quando Paolo Ruffini me l’ha portato ho capito che era terapeutico: era la risposta pop a tutto quello che mi stava succedendo. E il lavoro è stato una cura”. 

Ma non solo. Ad aiutare il regista a superare questo anno così turbolento sono stati anche e soprattutto gli amici: “La vera terapia di quest’anno è stata circondarmi di persone che mi volessero bene. Questa cosa mi ha permesso di passare da duemila a cento numeri sulla rubrica del cellulare. Improvvisamente capisci chi sono le persone superflue e quelle fondamentali. È stato un periodo un po’ rocambolesco in cui sfuggivo ai giornalisti e in cui molte persone, che pensavo semplici conoscenti, invece mi hanno dato le chiavi della loro casa in caso di emergenza. Giravo con le chiavi di una quindicina di abitazioni sparse in tutta Italia anche perché i miei amici mi volevano vedere in casa”.

Tra queste persone troviamo sicuramente Paolo Ruffini, amico di vecchia data e protagonista del suo ultimo film: “Paolo l’anno scorso ha realizzato un documentario bellissimo sulla Resilienza, che io quest’anno ho imparato. Significa fare in modo che un evento negativo possa diventare positivo. Non bisogna scoraggiarsi davanti a una difficoltà apparentemente insormontabile perché la puoi fronteggiare, aggirare e trasformare in qualcosa di buono. Il percorso è complicatissimo e il documentario di Paolo parla proprio di questo atteggiamento. È stata una delle persone che più mi è stata vicina in quest’ultimo periodo, con mia madre, Claudia, gli amici e la mia bimba di tre anni”.

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