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Roger Waters contro il concerto per aiutare il Venezuela

Per il chitarrista dei Pink Floyd è solo una strategia degli Stati Uniti per giustificare il cambio di regime

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"Non ha nulla a che fare con gli aiuti umanitari. Ha a che fare con Richard Branson...". Roger Waters, il bassista dei Pink Floyd, si schiera contro il concerto in stile Live Aid per raccogliere fondi per aiuti umanitari per il Venezuela. Per il musicista, infatti, si tratterebbe solo di uno "sforzo sostenuto dagli Stati Uniti per dipingere un'immagine falsa del Venezuela e giustificare il cambio di regime".

Il miliardario Richard Branson ha promosso lo spettacolo - che è stato paragonato al Live Aid del 1985 della rockstar irlandese Bob Geldof per raccogliere fondi per la carestia in Etiopia - che si terrà venerdì a Cúcuta, in Colombia al confine con il Venezuela: l'obiettivo è quello di raccogliere 100 milioni di dollari per fornire cibo e medicine ai venezuelani bisognosi.

 

E se artisti del mondo latino come Alejandro Sanz, Nacho, Luis Fonsi e Maluma hanno già confermato la loro presenza, Waters non ci sta. E su Twitter attacca: "Vogliamo davvero che il Venezuela si trasformi in un altro Iraq, in Siria o in Libia? Io non lo faccio e nemmeno il popolo venezuelano. La Croce Rossa e le Nazioni Unite sono d’accordo in maniera inequivocabile, non politicizzate la cooperazione. Lasciate che il popolo venezuelano eserciti il suo diritto all'autodeterminazione". 

 

Dal canto suo Branson assicura che gli Usa non hanno avuto alcun ruolo nell'organizzazione dello show, mentre il presidente Nicolás Maduro, invitato a dimettersi dopo la sua contestata rielezione lo scorso anno, nega che ci sia una crisi umanitaria.

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