Rogo alla ThyssenKrupp, i dirigenti tedeschi ancora incarcerati: si rischia l'archiviazione
Due manager condannati per omicidio colposo sono ancora a piede libero; "Le Iene" hanno incontrato un giudice tedesco
È la notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 e nello stabilimento ThyssenKrupp di Torino scoppia il rogo che costerà la vita a sette operai:
Antonio Schiavone, Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo e Bruno Santino.
Per la strage, la giustizia italiana, dopo anni di indagini, perizie e processi, ha individuato i responsabili, i dirigenti italiani
Cosimo Cafueri, Marco Pucci, Raffaele Salerno, Daniele Moroni. Tutti e quattro il giorno dopo la sentenza si sono consegnati spontaneamente alle autorità. A non aver ancora fatto un solo giorno di carcere sono invece i dirigenti tedeschi,
Harald
Espenhahn, ex amministratore delegato della
Thyssenkrupp, e il manager
Gerald Priegnitz.
I due hanno chiesto di scontare la pena nel loro paese, una richiesta che sa di escamotage per sfuggire alla giustizia.
“Le Iene” hanno raggiunto
Priegnitz, che pero è sfuggito alle domande, dicendo solo di “Essere dispiaciuto per le famiglie e che la giustizia tedesca si farà viva”.
Alessandro Politi, l’inviato del programma di
Italia 1, ha provato a raggiungere anche
Espenhahn, che però è fuggito.
Un giudice tedesco invece ha riposto addirittura abbozzando un sorriso, ipotizzando che potrebbe cambiare tutto: “L’anno scorso, prima di Natale, è arrivata una mozione per chiedere l’archiviazione e rendere illegale la sentenza italiana qui in Germania”.
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