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Diciotti, la Giunta dice no al processo per Salvini | Protesta il Pd: "Vergogna"

Passa la linea di Gasparri: 16 i voti a favore della proposta del presidente, sei i contrari. Bagarre fuori dall'aula, Giarrusso (M5s) ai dem: "Io non ho i genitori ai domiciliari"

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La Giunta per l'immunità del Senato ha votato no alla richiesta del Tribunale dei ministri di Catania di processare il ministro Matteo Salvini. Sedici i voti a favore della proposta di Maurizio Gasparri di dire no all'autorizzazione, sei i contrari. Dopo i lavori, fuori dall'Aula si scatena la bagarre. Gli esponenti Pd urlano "Vergogna", il senatore M5s Giarrusso risponde con il gesto delle manette e dice: "Io non ho i genitori ai domiciliari".

La maggioranza regge all'ostacolo "Diciotti" ma all'interno dei Cinque Stelle la tensione resta altissima. Voto compatto della componente pentastellata, la Giunta per le Immunità grazia Matteo Salvini e sancisce, con 16 sì e 6 no, che il titolare del Viminale non andrà a processo davanti al Tribunale dei ministri di Catania. Un voto che dovrà essere confermato dall'Aula di palazzo Madama dove però i numeri sono molto più tranquilli avendo anche l'appoggio di Forza Italia e Fratelli d'Italia.

Giarrusso fa il gesto delle manette - Ma a tenere banco è la protesta dei senatori dem, proprio fuori la sede della Giunta. I più accesi sono stati Simona Malpezzi, Teresa Bellanova e Davide Faraone che urlavano "onestà" e "vergogna". In un clima da stadio sono comparsi cartelli con su scritto "decideCasaleggio" "Lachiamavanoonestà" e altri slogan. Il loro obiettivo erano i Cinque Stelle e in particolare il senatore, Mario Michele Giarrusso. Urla e qualche insulto che all'inizio sembrano non toccarlo ma poi, ai microfoni dei giornalisti rilascia pesanti dichiarazioni contro Renzi e il caso dei suoi genitori ai domiciliari: "Parlano di onestà ma mio padre e mia madre sono regolarmente a casa: mentre genitori di altri sono ai domiciliari...". Quindi, andando via, saluta i contestatori facendo il gesto delle "manette" con i polsi incrociati.

I vertici del M5s strigliano Giarrusso - Un atteggiamento, quello di Giarrusso, che non è piaciuto ai piani alti del movimento. "Secondo me gli è scappata di mano la situazione nella pressione del momento", ha detto il vicepremier Luigi Di Maio. Ancora più duro il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: "Il gesto del senatore Mario Giarrusso è sicuramente sbagliato, un senatore della Repubblica non deve permettersi di farlo".

Il voto in Giunta: tutto come previsto - Protesta dem a parte, tutto va come previsto, alla luce del pronunciamento degli iscritti sulla piattaforma Rousseau. I sei componenti della Giunta - Grazia D'Angelo era assente giustificata perché ha partorito ieri notte - approvano la proposta avanzata dal Presidente Maurizio Gasparri contro l'autorizzazione a procedere. A dire no al processo anche i 4 senatori di FI, Gasparri, Malan, Modena e Paroli; i 4 della Lega-partito Sardo d'azione: Pillon, Tesei, Pellegrini, Augussori; Meinhard Durnwalder del gruppo Autonomie e Balboni di FdI. Sul fronte opposto, i 4 senatori del Pd: Cucca, Rossomando, Ginetti e Bonifazi; Pietro Grasso di LeU e Gregorio De Falco (ex M5S) ora al gruppo Misto.

Un passaggio agile in Giunta, ma certamente mal digerito all'interno dell'elettorato del Movimento, scosso nel profondo da questa vicenda. Da un lato, i vertici, a partire dal capo politico Luigi Di Maio, esaltano il ricorso al voto online, osservando che con questa modalità il voto è stato "deciso democraticamente dagli iscritti". Gli fa eco il capogruppo al Senato, Stefano Patuanelli che parla di un voto frutto di "una consultazione democratica". "Le scelte calate dall'alto - rivendica - le lasciamo agli altri partiti". Ma c'è chi la pensa diversamente. La senatrice "ribelle", Paola Nugnes, ribadisce che la votazione di Rousseau sul tema "è fuori regolamento". Una scelta che, ammonisce, "dal punto di vista elettorale dovrebbe costare caro". Pesante anche il giudizio di Paolo Becchi, ex ideologo del M5S, secondo il quale s'è votato in questa maniera "per salvare la leadership di Di Maio".

Il diretto interessato, Matteo Salvini, invece, non sembra assolutamente subire gli stessi patimenti. Si è definito "tranquillissimo", nelle giornate precedenti a questo voto, a maggior ragione lo è dopo il pronunciamento della Giunta. Da Bari, arriva perfino a ringraziare gli alleati per la loro coerenza: "Al governo - assicura sorridente - c'è una squadra, non ci sono dei singoli, quindi ringrazio per la fiducia alla squadra".

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