Retrogaming

Sensible Soccer: un minuscolo gigante del calcio

Nel 1992 il trono di Kick-Off viene minacciato da ventidue campioncini del calcio videogiocato

di Mattia Ravanelli

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Intere generazioni di videogiochi sembrano allontanare Sensible Soccer e FIFA International Soccer, ma il primo arriva sul mercato solo con due anni di anticipo rispetto al secondo.

Eppure l’interpretazione del gioco più bello del mondo non potrebbe essere maggiormente diversa ed è in effetti siderale la distanza immaginaria che li separa. Anche perché Sensible Soccer, pubblicato nel 1992, viene realizzato da un team di sole sei persone.

Oggi con sei persone ci metti assieme giusto i testi per la schermata delle opzioni, in uno di quei videogiochi pubblicati dalle cosiddette “major”. Allora sono state sufficienti a scrivere la storia, mettendo assieme, pixel dopo pixel, un piccolo e indimenticabile capolavoro di immediatezza e divertimento. Dopotutto era nell’ordine delle cose che, negli anni ’80 e ancora all’inizio dei ’90, il calcio videogiocato fosse inglese, proprio come Sensible Software, l’etichetta responsabile di Sensible Soccer.

Se il gigante Electronic Arts nel 1992 stava con tutta probabilità solo iniziando a prendere in considerazione l’idea di un gioco di calcio, poi realizzato in Canada, il vero scontro di quegli anni era un derby organizzato in terra d’Albione. Da una parte Dino Dini e il suo già storico Kick-Off, dall’altra i ragazzi terribili di Sensible Software, capeggiati da Jon Hare e già responsabili nel 1988 di Microprose Soccer.

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Le dimensioni ridotte dei calciatori in Sensible Soccer rendeva estremamente semplice mantenere una visione d'insieme dell'azione.

Questo, Sensible Soccer, era però il “loro” gioco di calcio. Con il loro nome. Con la loro interpretazione usuale ma imprevedibile al tempo stesso. Se la visuale era quella dall’alto che aveva già caratterizzato la concorrenza e il loro precedente esperimento, Sensible Soccer riusciva a interpretarla in maniera differente adottando per i ventidue sul campo delle dimensioni quasi lillipuziane. Il risultato? Un gioco velocissimo, divertente come pochi, fluido e a suo modo altamente spettacolare. Solo pochi pixel per ogni atleta virtuale, ma sufficienti per portare su schermo tiri di prima sotto al sette ed esaltanti tuffi di testa.

Sensible Soccer nasce quindi nel 1992 per PC, ma soprattutto per Amiga e Atari ST. Il risultato, tanto per la critica quanto per il pubblico, è eclatante. Kick-Off ha trovato un serissimo contendente al suo trono e da lì e per i successivi anni si sarebbe aperta una piccola faida tra appassionati di questo e di quello. Con ovvie accuse: da una parte di essere un gioco troppo derivativo (Sensible Soccer), dall’altro di essere semplicemente antiquato (Kick-Off).

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Nonostante la distanza della visuale scelta, le animazioni sapevano regalare chicche come i tuffi dei portieri.

Con uno schema di gioco elementare, come previsto dall’epoca, e un’intelligenza artificiale che non si poteva certo permettere l’attuazione di chissà quale schema sacchiano che imperversava in Europa al momento, Sensible Soccer fece della facilità d’apprendimento e della reattività dell’azione i propri portabandiera. Riuscendo a confezionare così un’esperienza che, per i giocatori dell’epoca, somigliava pericolosamente a una droga sintetica. Perché questo è il destino dei migliori videogiochi sportivi, chiedere sempre un’altra partita, esigere continuamente una rivincita.

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La formazione della nazionale italiana in Sensible Soccer: tutto il bello del calcio azzurro dei primi anni '90.

Sensible Soccer arriverà poi anche su console un paio di anni più tardi, sempre con ottimi risultati, toccando probabilmente il suo punto più alto e fulgido con l’eccellente ed enciclopedico Sensible World of Soccer, l’edizione riproposta annualmente tra il 1994 e il 1998. Ma intanto il mercato si stava spostando altrove e lentamente ma inesorabilmente Sensible Software e il suo approccio minimalista non erano nei piani di un mondo tutto 3D e full motion video. Eppure trovare ancora oggi delle comunità di appassionati pronti a spendere i propri weekend di fronte a quel classico, non è così difficile. Figli e lavoro permettendo.