attività economica "anemica"

Ue, taglio record del Pil a +0,2%: incertezze politiche e meno investimenti

Il nostro Paese fanalino di coda in Europa. Anche nel 2020 le prospettive sono di una crescita al rallentatore, a +0,8%. Moscovici: "In Italia non si vede l'espansione che era stata prevista"

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Nel 2019 il Pil italiano "scenderà a +0,2%, considerevolmente meno di quanto anticipato" nelle previsioni autunnali (+1,2%). Lo scrive la Commissione Ue nelle nuove stime che vedono un'attività economica "anemica" nella prima metà dell'anno. La revisione, la più ampia in Ue, è dovuta a "un rallentamento peggiore del previsto nel 2018, incertezza di policy globale e domestica e a una prospettiva degli investimenti molto meno favorevole".

Incertezza e investimenti in flessione - "L'economia italiana ha cominciato a perdere slancio all'inizio del 2018 - spiega la Commissione Ue - ed è finita in contrazione nella seconda metà, con il Pil sceso "dello 0,2% negli ultimi tre mesi". Ma mentre la frenata iniziale era "largamente dovuta al commercio mondiale meno dinamico, il recente allentamento dell'attività economica" è legato invece "a una domanda interna pigra, in particolare sugli investimenti", mentre pesa "l'incertezza legata alla policy del governo e l'aumento dei costi di finanziamento". Anche per il 2020 le previsioni sono molto basse con, un Pil stimato allo 0,8%.

Italia fanalino di coda Ue - E così, il nostro Paese risulta il fanalino di coda in Europa per la crescita sia quest'anno sia il successivo. Il dato complessivo per l'eurozona è infatti a +1,3% nel 2019 e al+1,6% nel 2020, mentre per la Ue a 27 (senza il Regno Unito) è rispettivamente a +1,5% e a +1,8%. Il Paese con la crescita maggiore dovrebbe essere l'Irlanda, a +4,1% quest'anno e a +3,7% nel prossimo. Subito sopra l'Italia la Germania, a +1,1% nel 2019 e a +1,7% nel 2020. Secondo Bruxelles, le prospettive di crescita italiane "sono soggette ad elevata incertezza. Un'economia globale più debole dell'atteso, l'impatto sul sentimento dell'aumentata incertezza di politiche e le condizioni di finanziamento del settore privato possono portare a un calo maggiormente protratto".

Moscovici: "L'espansione prevista non si vede" - Facendo riferimento all'ottimismo del governo italiano, il commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici commenta così le previsioni d'inverno: "I fatti parlano. Non sembra che l'espansione keynesiana prevista si stia materializzando in modo forte, malgrado un miglioramento della situazione finanziaria e dello spread. E credo che su questo si dovrebbe riflettere". E riguardo ad eventuali interventi sul nostro Paese: "Non c'è motivo per accelerare i tempi. Rispetteremo le scadenze e i ritmi del semestre europeo". Il commissario osserva infine che "la discesa dello spread in Italia dimostra che abbiamo agito bene", in riferimento all'accordo raggiunto tra Roma e Bruxelles.

Boccia: "Non c'è nessun complotto, il governo si confronti" - Interviene dopo questa brusca frenata dell'economia il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, che afferma: "Vogliamo un confronto serrato con il governo del Paese perché se Fmi, Comunità europea, Bankitalia e Centro studi Confindustria, tutti avvertono un rallentamento, questo non vuol dire che c'è un complotto internazionale contro l'Italia, ma un dato previsionale con cui fare i conti".

Il Pil crolla anche in Germania e Olanda - Anche per gli altri Stati membri le revisioni al ribasso sono state considerevoli, sottolinea la Commissione Ue nelle sue previsioni d'inverno. Il Pil tedesco viene rivisto al ribasso dall'1,8% all'1,1% e quello dell'Olanda dal 2,4% all'1,7%. in uno scenario poco rassicurante. "L'economia europea crescerà per il settimo anno consecutivo nel 2019 con previsioni espansive in tutti gli Stati membri", si legge nel documento, "ma il ritmo di crescita complessivo ci si aspetta che si modererà rispetto agli alti tassi degli anni recenti, con un outlook soggetto a grande incertezza". Complessivamente il taglio per l'Eurozona è dello 0,6% per il 2019, con una previsione dell'1,3% contro il precedente 1,9%. Revisione al ribasso anche per il 2018: dal 2,1% all'1,9%.